Un "topo superfurbo" ha indicato la strada per curare l'Alzheimer
Alla scoperta hanno contribuito studi svizzeri e statunitensi
Prima Pubblicazione: Ultime Notizie . mercoledì 21 giugno 2000
CHICAGO. Identificato il gene dell'intelligenza. La notizia, dai possibili inquietanti risvolti, è stata pubblicata sul numero di lunedì di "Proceeedings of the National Academy of Sciences of the United States of America". La paternità scientifica della scoperta risale a Aryeh Rout-tenberg, ricercatore del dipartimento di neuroscienze dell'università Northwestern di Chicago. Lo scienziato, in collaborazione con un team svizzero, ha ottenuto una linea di "topi superfurbi" (come li hanno definiti i ricercatori) che prima e meglio degli altri comuni e normali topi di controllo imparavano ed apprendevano.
Le due società si impegneranno insieme nell'identificazione dei geni che governano le cellule staminali. Che sono quelle cellule "precursori" che danno origine, specializzandosi, a tutti i diversi tipi di tessuto. E questa circoscrizione del campo di ricerca ha già dato i suoi frutti, almeno dal punto di vista economico: lunedì il valore del titolo della Geron è salito del 15 per cento, e anche quello Celera è aumentato di un bel po'.
Il test utilizzato per rivelare il grado di intelligenza era specifico per roditori. I piccoli mammiferi dovevano sciogliere grovigli più o meno complessi. A rendere un topo più sveglio dell'altro erano, secondo lo studio americano, i livelli di Gap 43, una proteina da tempo studiata dai neurofìsiologi. Gap 43 è presente in grandi quantità negli stadi di sviluppo più precoci. I topi con un giorno di vita ne possiedono concen-trazioni piuttosto alte. A quell'età, infatti, l'ambiente circostante è per loro una forte fonte di stimolo intellettivo, e la capacità di apprendimento è particolarmente richiesta. Ma la Gap 43, che mantiene giovane il cervello, non è esclusiva dei topi, anche le scimmie e l'uomo hanno lo stesso complesso proteico che funziona, più o meno, nella stessa maniera.
Il gruppo di ricercatori statunitense ha completato lo studio con una serie di esperimenti per ottenere una maggiore attivazione del gene di Gap 43. Questa maggiore funzionalità, per Gap 43, ma anche per molte altre proteine, è raggiunta attraverso l'addizione di un gruppo fosfato alla molecola. Se la scienza riuscirà a fare luce sul meccanismo per aggiungere un gruppo fosfato al Gap 43 dell'uomo i medici saranno in grado di prescrivere terapie per curare la demenza e l'Alzheimer.