Il pretesto dell'attività
di Poe come scrittore di Dime Novel dà il modo a Manfredi
di confezionare una storia divertente e esagerata, ricca di azione, sparatorie
e sentimenti velenosi nello stile tipico dei romanzetti dell'epoca.
Mentre il protagonista delle dime novel è Ned, nella
sua incarnazione letteraria di Shado il cacciatore di taglie, la
nemesi è un temibile massacratore di indiani e sanguinario capo di
una banda di cacciatori di scalpi: Titus Paine sempre con il suo
lupo Black.
Poe è a conoscenza del fatto che Titus era esistito
veramente ed era stato ucciso proprio da Ned il 2 novembre 1860 a
Piedras Negras in Messico.
Il successo di pubblico dei libercoli di Robert Short, il nome d'arte
di Poe, è devastante tanto che la gente crede davvero a tutte
le millanterie e le esagerazioni narrate ed è pronta a giurare che
Shado esiste veramente.
Questa improvvisa notorietà nuoce all'immagine e alla tranquillità
di Titus Paine, che non è assolutamente morto a Piedas
Negras!
Vivo e vegeto conduce un'esistenza irreprensibile nel suo ranch nell'Iowa
a Des Moines e teme che l'ondata di interesse possa risvegliare
fantasmi e rancori sepolti da tempo.
Immaginate la sorpresa di Poe quando Jim Brennan gli mette
davanti un telegramma firmato dalla sua creatura letteraria!
Il tono del telegramma denota disperazione e preoccupazione. Titus Paine
vuole a tutti i costi che il suo nome torni ad essere sconosciuto a tutti.
Poe, roso dalla curiosità, invano cerca di trarre fuori qualche
ricordo dalla mente interrotta di Ned o dall'avvocato di Paine, Isidore
Nobles, che è incaricato soltanto di organizzare il contatto.
Poe parte per Des Moines preoccupato che l'incontro fra il
presunto carnefice e la presunta vittima si risolva in un bagno di sangue...
In realtà Paine era lo pseudonimo di Virgil Bassey:
un attorucolo di poche speranze che si divertiva ad impressionare le platee
avvinazzate dei saloon di frontiera, dopo essersi costruito la fama di cacciatore
di scalpi e domatore di belve feroci (il suo lupo Black docile come
un cagnolino).
Tutto aveva funzionato in modo lineare fino a quando Paine non fu
tentato dal diavolo, nei panni dell'allevatore oltranzista religioso Macklin.
Costui era minacciato da una banda di apche mescaleros agli ordini dello
spietato Chato e chiese a Virgil di liberarsi di loro, offrendogli
un pagamento esagerato.
Tentato dall'oro, radunò un po' di uomini e organizzò una
macabra messinscena. Depredò un cimitero apache e spacciò
gli scalpi e i resti dei defunti per quelli della banda di Chato.
Macklin ormai libero dalla minaccia si rilassò e pagò
cara la sua leggerezza. Chato assaltò il suo ranch e distrusse
ogni cosa e spense ogni vita umana e animale.
Virgil per sfuggire alla vendetta si era accordato con Ned
per organizzare la sua morte. Una sola altra persona era al corrente della
cosa: Joseph Stine il fotografo che aveva ritratto la finta uccisione.
Ora l'inganno era stato scoperchiato da Poe. Macklin stava arrivando
per la sua vendetta contando sulla complicità di Stine.
Virgil affronta a viso aperto il nemico ma non riesce, neanche di
fronte alla minaccia della morte e alla fine del suo amico lupo, a ucciderlo.
Lui non è un assassino e non lo sarà mai.
Ned torna a vestire il suo passato di Shado e di cacciatore
di taglie per l'ultima volta e pone fine alla folle e cieca vendetta di
Macklin, nel quale ogni barlume di umanità si è spento con
l'incendio della sua fattoria.
James Stine paga cara la sua debolezza nell'aver accettato le lusinghe
del diavolo. In questo modo il segreto di Virgil-Paine è ancora una
volta salvo!
Poe impara che è pericoloso mescolare realtà e finzione
anche perchè nei suoi libri non compariva l'ipocrita scritta:
ogni riferimento a fatti e persone realmente esistiti è puramente
casuale...
Vittorio Sossi