Inquietante la figura di di quest'uomo ossessionato dal potere al punto di sacrificare la propria salute e la propria vita.
Von Axel è un uomo di altri tempi, un relitto di un mondo in cui la scienza si tingeva di magia. Noi che viviamo in questa espansione industriale, che stiamo osservando la ferrovia perforare la nebbia dei territori sconosciuti, bruciando forse troppo in fretta le tappe, siamo forse increduli di fronte a questi fantasmi del passato. Uomini o stregoni che tentano di soggiogare l'altrui volontà attraverso l'alchimia e pratiche proibite.
Quanto è diverso questo Von Axel dall'altro alchimista che Zagor ha dovuto affrontare. Robert Gray si dilettava a firmarsi l'alchimista, ma la sua scienza nulla più aveva di esoterico. Tanto più letale era Robert Gray nella sicurezza del suo sapere e nell'egocentrismo del suo modus operandi.
Tutta la scienza di Von Axel era orientata nel controllo degli altri, appendici che utilizzava, in compiti nei quali non avrebbero mai potuto riuscire le membra del suo corpo deforme. Una scienza povera, dopotutto, che sarebbe potuta diventare molto pericolosa, se solo una parte delle speranze che il folle alchimista di Norimberga riponeva nel calice di Hugbert, si fossero rivelate fondate.
Von Axel aveva passato l'intera vita nel più completo isolamento a ripercorrere le orme del suo avo Hugbert von Axel: anch'egli abbastanza sfortunato tanto da essere bruciato vivo al rogo.
E le sue pratiche esoteriche avevano causato il disastro che lo aveva orribilmente sfigurato, e probabilmente minato la salute mentale: un destino infausto per il dottore di Norimberga.
Tutta il periodo che aveva passato immobile, fasciato nel letto di sofferenza, a rimuginare sugli antichi manoscritti, aveva trasformato la sua sete di potere e conoscenza in una vera e propria ossessione; che lo aveva spinto fino nel Vermont, dove aveva cercato di utilizzare Zagor per recuperare il favoloso calice di Hugbert.
Anche l'inferno dello scoppio della montagna lo aveva risputato fuori molto tempo dopo, cogliendo di sorpresa Zagor, che si era ritrovato a combattere contro chiunque fosse caduto in suo potere, invasato dalla brama di uccidere lo Spirito con la Scure.
Ma l'onnipotenza che gli aveva conferito l'Uranium, attivato dai fulmini, lo aveva anche reso prigioniero per sempre. Tanto che mentre cercava di tornare nel suo antro, strisciando come un verme, si era consumato completamente, liquefacendosi come neve al sole, davanti agli occhi increduli di Zagor.
Voglia il cielo che l'estinzione del suo corpo abbia annichilito anche le sue folle aspirazioni.
Robert Short
Era una giornata tranquilla. Zagor e Cico si godevano la calma del rifugio e una pace insperata a Darkwood. Gli echi dell'ultimo scontro con Rakosi si erano spenti da tempo e niente sembrava minacciare l'ozio di Cico, cullato dagli esercizi di ginnastica di Zagor.
Ma l'arrivo di una mongolfiera, maldestramente manovrata da Drunky Duck e non da Icaro La Plume, portò una lettera carica di mistero.
Fishleg si trovava a Nord, nel Vermont, a Yarmouth sulle rive del lago Champlain e aveva bisogno di loro. Il messaggio era laconico e nonostante le lamentele di Cico i due amici si misero subito in viaggio.
Alla Taverna del Lupo, il luogo dell'appuntamento, ebbero però una strana sorpresa. Ad attenderli non c'era Fishleg ma i tre trappers: "Doc" Lester, Rochas e Chapman, anch'essi convocati da una lettera misteriosa a firma di Zagor, ovviamente falsa.
Gli amici decisero di approfittare dello scherzo, per forza di questo si doveva trattare, per una bella rimpatriata. Ma la notte stessa, I trappers aggredirono Zagor e Cico e li fecero prigionieri approfittando del fattore sorpresa. Non erano più i conviviali della sera prima. Sembravano assenti, intorpiditi come se fossero comandati a distanza da una volontà misteriosa, ma invasati da una cieca determinazione. Li caricarono su un carro e si misero in viaggio, inoltrandosi nella foresta e nel territorio Pequot.
Durante il percorso, Zagor ne approfittò per sorepnderli e fuggire insieme al messicano, solo per seguirli a distanza. Dopotutto erano loro amici e voleva vederci chiaro in quella faccenda.
Fu un fatto fortuito, un temporale, a fornire qualche altro particolare sullo stavagante comportamento dei trappers. Mentre seguivano, a debita distanza, le tracce del carro, si rifugiarono in una grotta dove vennero assaliti da strane ed evanescenti apparizioni. Dietro di esse c'era uno stregone pequot morente, Alce Nero, scacciato dalla sua tribù dall'arrivo di un potente mago bianco, in grado di manipolare la volontà degli uomini della tribù... ferito a morte.
Queste rivelazioni li spronarono ad accelerare il passo. probabilmente anche i loro amici erano sotto l'influsso malvagio dello stregone bianco che aveva congegnato quella assurda trappola per catturarlo... per chissà quale oscuro motivo.
Ma all'arrivo al campo Pequot, i due caddero in un'imboscata degli indiani e neanche la forza di Zagor poté impedire che venissero catturati e portati al cospetto dello stergone bianco.
Legati, in balìa dei Pequot, imbambolati e privi di volontà come i tre trappers, sovrastati da una figura celata in una iridiscente maschera rituale. In questo scenario Von Axel rivelò il suo orribile volto, sfigurato da un incidente di laboratorio... e il suo folle piano.
Si era sostituito ad Alce Nero e aveva asservito i Pequot con una diabolica pozione, per impadronirsi del mitico calice di Hugbert. Un manufatto che gli avrebbe conferito un potere immenso e l'immortalità, stando almeno ai manoscritti del suo antenato Hugbert Von Axel. Il calice dopo molte peripezie era giunto in America. Dopo un disastroso naufragio era caduto in mano ad una tribù indiana che lo considerava un feticcio magico. Le emanazioni del calice però erano letali e trasformavano quelli che ne erano in contatto in delle mostruosità che quasi niente avevano di umano. Per questo motivo la tribù si era isolata volontariamente in una regione ostile circondata da miasmi partoriti dalla terra stessa: la Valle degli Spiriti.
Tutti i Pequot che Von Axel aveva mandato a recuperare il calice non avevano fatto ritorno uccisi dai gas o dai mostruosi guardiani del calice. L'alchimista si era convinto che solo un uomo dalle qualità straordiarie avrebbe potuto superare gli ostacoli: la fama di Zagor aveva condizionato la sua scelta.
Per costringere Zagor a stare al suo gioco, Von Axel fece bere la pozione soggiogante anche a Cico e gettare gli amici dello Spirito con la Scure in una buca dove sarebbero morti di sete se lui e Zagor non fossero tornati per tempo dall'impresa del recupero del calice. I due improvvisati alleati si inoltrarono nei miasmi della Valle degli Spiriti. Lo Spirito con la Scure gravato da un'altra sconcertante rivelazione: se il suo nemico fosse morto tutti quelli legati a lui attraverso la pozione sarebbero anch'essi spirati.
Affrontare le velenose esalazioni sulfuree quasi li soffocò e solo il fiume che attraversava la valle fornì loro un veloce e provvidenziale mezzo di trasporto fuori da quell'inferno.
Ma nulla li aveva preparati alle mostruosità che erano diventati i Guardiani del calice: simili ormai più ad animali che ad esseri umani, guuidati dall'olfatto e dalla logica del branco, incapaci di formulare i più semplici pensieri se non sopravvivenza e caccia. Zagor e Von Axel rischiarono più volte di essere sopraffatti.
Riuscirono comunque nell'impresa e attraverso delle provvidenziali grotte raggiunsero il ponte sul fiume che li separava dalla salvezza. I Guardiani del Calice erano però in agguato e Zagor fu costretto a proteggere la fuga e la vita del suo nemico che, come ricompensa tagliò il ponte facendolo precipitare nel fiume insieme ai mostri della Valle degli Spiriti
Convinto di aver eliminato per sempre il suo fiero oppositore Von Axel si rinchiuse nella sua grotta, disinteressandosi dei suoi schiavi che stavano morendo in fondo alla buca per le privazioni. Sistemò uno strano marchingegno, simile a quello sperimentato da Beniamino Franklin, per catturare l'energia dei fulmini e convogliarla nel magico calice che giù iniziava a brillare e a pulsare
Ma sappiamo tutti quanto sia difficile uccidere lo Spirito con la Scure e, salvatosi dalla caduta, Zagor giunse in tempo per strappare i suoi amici alla morte. Con furia si precipitò nell'antro di Von Axel e interruppe il suo esperimento. Ma i Pequot si precipitarono a salvare il proprio padrone e allontanarono Zagor e i suoi amici.
L'intervento dello Spirito con la Scure aveva però interrotto la presa di Von Axel sull'esperimento e l'Uranium del calice aveva assorbito troppi fulmini. Il suo potere esplose e consumò la montagna che collassò su se stessa.
I trappers, Cico, ormai da ore fuori dall'influsso di Von Axel, e Zagor si precipitarono a soccorrere i Pequot convinti della loro morte. ma i Pequot si risollevarono tutti... finalmente liberi.
Von Axel aveva mentito quindi... o forse come presagiva Zagor non era veramente volte? Ancora una volta il presentimento di Zagor si rivelò esatto.
La storia di Von Axel e della sua follia era morta e sepolta da anni; per questo quando Zagor ricevette una lettera del comandante di Fort Benton, non sospettò minimamente che uno dei suoi più inquietanti nemici fosse tornato a colpire.
La lettera lo invitava urgentemente al forte... Ma le parole alla fine della stessa erano particolarmente allarmanti: "diffidate di chiunque incontrerete sulla vostra strada". Cosa mai aveva voluto dire il comandante con questa frase?
L'incontro con un indiano Oneida morente, Aquila Maculata, incupì ancor di più lo Spirito con la Scure: l'indiano, prima di morire fece in tempo a rivelare il nome del suo assassino: Zed Kristofferson. Un pacifico commmerciante che viveva con la moglie in un trading post isolato.
Zed e sua moglie accolsero i due amici con il consueto calore, quando, improvvisamente si tasformarono in belve assetate di sangue pronte a pagare con la vita e a far saltare la loro casa, pur di trucidarli
L'indiano non mentiva. Cosa si nascondeva dietro questa improvvisa follia?
I due amici si sentirono sempre più precipitati in un abisso di irrealtà, quando, giunti al forte furono cacciati in malo modo. Subito dopo il solo Zagor riuscì a penetrare con l'inganno, solo per essere aggredito e rinchiuso in cella dallo stesso colonnello Thompson che lo aveva convocato.
Nella notte i soldati si alzarono dai loro letti, contemporaneamente come burattini comandati da un oscuro burattinaio. C'è da dire che non tutti erano preda della strana malia e proprio uno degli immuni, Sidney, un anziano militare che si era accorto della assurda situazione, dopo essere riuscito a sfuggire ad un tentativo di omicidio da parte di un suo commilitone, si precipitò alle prigioni appena in tempo per impedire a Zagor di essere giustiziato a sangue freddo.
Nel frattempo un indizio aveva suggerito a Zagor una possibile soluzione al mistero: tutti gli invasati, sia i militari che Kristofferson, indossavano incastonata in qualche accessorio dell'abbigliamento una pietra costituita dallo stesso, luminescente, minerale.
Ma al momento c'era un problema più urgente che ricordare dove Zagor avesse già visto pietre simili. Gli Invasati guidati dal colonnello Thompson aveva intenzione di sterminare i Mohawks di Tonka. E ci sarebbero sicuramente riusciti con il loro numero e il fattore sorpresa.
La marcia a tappe forzate alla quale si erano sottoposti i tre scampati al massacro del forte si interruppe, una volta giunti ad un piccolo accampamento di Munsee. Uomini, donne e bambini erano stati massacrati a colpi di ascia. La follia aveva evidentemente contagiato anche i boscaioli di McCulley Involontariamente i tre finirono proprio nella tana del lupo quando lungo il cammino per raggiungere l'accampamento di Tonka si imbatterono nella segheria di McCulley. Solo una disperata caduta a capofitto lungo i cavi della teleferica che i boscaioli utilizzavano per trasportare i tronchi a valle li salvò dalla furia dei massacratori
Nella breve sosta notturna, Zagor in un incubo febbricitante, ricordò dove aveva visto quelle pietre, o meglio i bagliori che le pietre emanavano.
Nella Valle degli Spiriti.
Così si separarono. Cico e Sidney in una corsa frenetica e dissennata riuscirono a superare i soldati e a raggiungere Tonka e i Mohawks che così ebbero modo di preparare almeno una linea difensiva.
Zagor tornò alla Valle degli Spiriti, o meglio nel vecchio covo di Von Axel, esploso nel loro primo incontro.
La montagna era stata completamente cancellata e al suo posto c'era un profondo cratere sul quale era montato una sorta di parafulmine che attirava continuamente saette dal cielo. Zagor non ebbe tempo di avvicinarsi che fu aggredito e stordito dai mostri della Valle degli Spiriti.
Si risvegliò al cospetto di Von Axel. L'uomo era riuscito a sopravvivere all'esplosione e l'influsso dell'Uranium lo aveva ancor più profondamente deformato. Ma aveva anche accresciuto i suoi naturali poteri di ipnosi e controllo delle menti. Aveva scoperto pian piano di poter controllare i Guardiani del Calice e tramite i frammenti di Uranium di poter controllare a distanza gli uomini: gli invasati.
Ma la cosa che lo aveva perduto per sempre negli abissi della follia era che ormai era diventato dipendente dall'Uranium.
Non poteva più abbandonare la grotta!
E Zagor lo constatò con gli occhi quando, dopo aver spezzato le catene e interrotto la comunicazione fra Von Axel e gli Invasati attraverso il parafulmine, lo vide sciogliersi e distruggersi, nel disperato tentativo di convincerlo a farlo rientrare nel suo antro.
Con lui svanì anche il suo controllo sugli Invasati appena in tempo prima che lo scontro fra i soldati e gli indiani di Tonka generasse un bagno di sangue. Il suo piano di distruggere il regno di Zagor era fallito...
La Valle degli Spiriti di | |
disegni | Francesco Gamba |
storia | Giorgio Pezzin |
L'Ombra dell'Alchimista di | |
disegni | Franco Donatelli |
storia | Moreno Burattini |
Hegel Von Axel | |
scheda | Vittorio Sossi |