317

numeri

maxi zagor 12
(MZ 12)

copertine

Maxi Zagor 12

Le Aquile del Nord

256 pagine

Ade Capone - Marcello Mangiantini

Locazioni

Personaggi
La storia
Gli avversari


CONFINE TRA CANADA E STATI UNITI - AUTUNNO 1812

I soldati degli Stati Uniti stanno guidando l'ultimo assalto a Fort James, avamposto delle Aquile del Nord, un gruppo di ribelli canadesi che rifiutano l'annessione dei territori agli americani.
La battaglia è il battesimo di sangue per due giovani tenenti dell'esercito statunitensi: Graham e Rockford. Il tenente Graham viene ucciso durante l'assalto, mentre il tenente Rockford resta ferito nel tentativo di vendicare l'amico.
Le Aquile del Nord sono sconfitte e il loro leader, Big John, ucciso...


PRESENTE ZAGORIANO

Zagor e Cico sono ospiti nel campo Chippewa di Orso Ruggente, poco distante dal teatro della battaglia sopra menzionata.
Il capo indiano è preoccupato per un consistente movimento di truppe dell'esercito americano. Zagor decide di conoscerne le ragioni e si dirige verso Fort James.
Durante una sosta si accorgono di essere spiati da un giovane cacciatore: Greg Talbot. Il giovane mostra sfiducia e ostilità nei confronti dei soldati americani colpevoli, secondo lui, di una insensata repressione; soprattutto ora che il comando è passato al maggiore Rockford (il tenente dell'antefatto N.d.R.). Greg non sopporta la sovranità americana sulla regione, ribadendo che quei territori fanno parte del Canada. Evidentemente i fuochi del 1812 bruciano ancora sotto la cenere.

L'incontro con Rockford non è proficuo. Il maggiore non collabora per nulla, anzi, dimostra di non volere Zagor fra i piedi, nonostante ne riconosca le capacità.

Anche al villaggio di Redwood l'atmosfera è ostile: solo sguardi diffidenti. La situazione si infiamma quando Zagor interviene per difendere uno scout dell'esercito, Gaston, considerato un traditore dagli abitanti del posto. Gaston ragguaglia Zagor sulle vicende dell'antefatto...
Quei territori erano stati strappati al Canada dagli Stati Uniti nella guerra del 1812. Conflitto che non aveva risparmiato neanche i nativi americani: gli Shawnee di Tecumseh si erano schierati apertamente con i canadesi. Il capo indiano era riuscito a coalizzare tutte le tribù della regione, compresi Oneida e Chippewa, e in un primo tempo la traballante alleanza tra indiani e inglesi aveva mietuto qualche importante vittoria e una pesante sconfitta; in un secondo tempo era naufragata mostrando tutte le lacune organizzative. Tecumseh privo dell'appoggio logistico degli inglesi era caduto in battaglia.
L'esercito britannico continuò invece a resistere e, dopo l'arrivo delle truppe già impegnate in Europa contro Napoleone, addirittura ad avanzare, fino a incendiare Washington e mettere in fuga il presidente.
Ma poi la situazione si ribaltò e l'esercito inglese fu ricacciato nei confini canadesi dopo circa due anni di guerra.
Gaston si rimprovera per non aver partecipato alla difesa di Fort James e sembra subire con colpa il biasimo dei compaesani, che lo considerano un vigliacco oltre che un traditore.
Il discorso rende Zagor consapevole di trovarsi in una polveriera piena di odi mai sopiti. La presenza di Rockford non è casuale: è stato mandato per sopire i rinnovati impeti ribelli della gente del luogo.

Il mattino dopo Zagor e Cico fanno la conoscenza di Mike Hopkins, il medico del paese. Uno che sembra saperla lunga anche se afferma di non volersi schierare.
Usciti in strada Zagor e Cico imparano a loro spese quanto possano essere sbrigativi e spregiudicati i metodi di Rockford. Zagor cerca di impedire una vera e propria angheria nei confronti di Philip, il proprietario dell'emporio. Riesce a sottrarre l'uomo alla rappresaglia dell'esercito, ma, durante la fuga muore invece Kento, un guerriero Oneida sceso in villaggio per vendere delle pelli all'emporio.

Philip si convince che Zagor non è dalla parte di Rockford, ma non si sbottona più di tanto. Racconta dell'ultima resistenza delle Aquile del Nord, e della caduta di Big John, ma si lascia sfuggire che le Aquile sono tornate in attività. I figli dei partigiani trucidati nel 1812 sono tornati ad abbracciare i fucili. Poi si allontana senza aggiungere altro.
Zagor ha altre gatte da pelare. Tenere tranquilli gli Oneida intenzionati a vendicare l'indiano innocente ucciso dai fucili dei soldati americani. Almeno per il momento Wakonda, il sakem del villaggio, non vuole farsi coinvolgere dal conflitto e accetta che sia Zagor a cercare di risolvere l'ingarbugliata faccenda. Lui sa dove si riuniscono le Aquile del Nord e indirizza Zagor verso la radura dei rendez-vous dei cospiratori.

Nel frattempo Rockford mette a ferro e fuoco il villaggio, catturando e torturando i sospetti collaborazionisti... e infuocando ancora di più gli animi...

Zagor giunge in tempo per spiare il raduno delle Aquile del Nord, ma viene sorpreso. Fortunatamente i cospiratori sanno del suo intervento in favore di Philip. Gli intimano, però, di prendere una posizione chiara nella guerra: o con loro o con l'esercito. Ma ovviamente Zagor non può scegliere di prendere parte ad una faida sanguinosa, senza giustizia da alcuna parte.
In quel mentre giunge voce degli ultimi movimenti degli americani: sono diretti al campo Oneida, in quanto Rockford vuole mettere le mani sull'indiano fuggito quella mattina e su Zagor, per sopire qualsiasi nuovo desiderio degli indiani di rialzare la testa.
Zagor si precipita all'accampamento di Wakonda dove ha lasciato l'inconsapevole Cico.

Rockford si dimostra irragionevole e spietato. Al rifiuto di Wakonda di consegnarli l'indiano e Zagor, dà il via ad una insensata carneficina, che neanche Zagor riesce ad arrestare.
Lo Spirito con la Scure viene ferito nel tentativo di proteggere Wakonda, che lo trascina via nella foresta, al sicuro.

Zagor si sveglia il giorno seguente a Redwood, nello studio del dottor Hopkins. La ferita era solo superficiale, fortunatamente. Gaston lo aveva trovato nella foresta e consegnato al dottore.
Hopkins lo informa che Cico è prigioniero al forte e sarà impiccato l'indomani insieme ad altri abitanti di Redwood. Zagor si infiltra nel forte eliminando le sentinelle. Ma, proprio mentre sta aprendo la cella nella quale è rinchiuso il pancione, scopre che le Aquile del Nord hanno approfittato del vuoto di sorveglianza creato dalla sua irruzione e sono penetrate nel forte.
Evidentemente anche il dottor Hopkins è in combutta con i cospiratori e lo ha usato a sua insaputa.
Le Aquile prendono possesso del forte, ma per Zagor e Cico la situazione non cambia di molto. Ora sono i ribelli che vogliono giustiziare i soldati sopravvissuti e Zagor non può permettere una simile strage. Entrambi si ritrovano di nuovo agli arresti.

La situazione si complica quando gli Oneida, assetati di vendetta, circondano Fort James. Wakonda detta a Zagor le sue condizioni: tutti i bianchi, americani e inglesi, devono abbandonare il territorio altrimenti saranno trucidati. Tutti gli abitanti di Redwood sono stati presi in ostaggio e tenuti in una radura poco lontano.
Ma le Aquile perseverano nel loro fanatismo, rifiutano l'ultimatum, anche a rischio della vita dei loro cari e dell'esistenza stessa del villaggio che verrà dato alle fiamme dagli Oneida.
Dopo tanto sangue sparso si ritrovano quindi, paradossalmente, a combattere fianco a fianco con gli odiati americani, nella difesa di un territorio del quale rivendicano entrambi la proprietà, ma che è appartenuto in primo luogo ai nativi americani, se si può dire che un pezzo di terra appartenga a qualcuno, ovviamente.
Zagor, vista la piega della situazione, non può che schierarsi anche lui a difesa del forte nella speranza di sottrarre le vittime innocenti agli Oneida. Ma come salvarli?

Tra un arrembaggio e l'altro Zagor scopre che le Aquile sono praticamente tutti gli uomini abili di Redwood e che il promotore del loro ritorno non è altri che il dottor Hopkins, anche lui fra gli assediati.
Ancora una volta cerca di far breccia nel buon senso ma trova sempre e solo porte chiuse: nessuno, di nessuna fazione, sembra avere rimpianti per la strada intrapresa.
E ad ogni assalto il numero dei difensori del forte si assottiglia...

Fino a quando un fantasma del passato non arriva a infondere nuovo coraggio negli assediati: Big John. Ma l'eroe di un tempo è solo una triste maschera. Big John non è altri che Gaston, il vituperato collaboratore dell'esercito americano, fuggito come un codardo, dall'ultimo assalto a Fort James nel 1812, e, vissuto nell'ombra delle sue stesse paure e dei suoi stessi dubbi per tutto questo tempo.
Gli assediati non cambiano opinione su di lui, anzi, il loro disprezzo sembra aumentare perché Gaston ha rovinato anche quel poco di buono che aveva fatto, distruggendo la memoria dell'eroe leggendario.
Ma Gaston ha qualcosa da mettere sul piatto: un passaggio segreto che ha usato per entrare nel forte e che può essere utilizzato per far uscire un manipolo di coraggiosi, che possano andare a liberare gli abitanti del villaggio, ostaggi degli Oneida.
Naturalmente sarà Zagor a guidare il commando mentre Gaston, finalmente, si riappropria della sua veste eroica e torna al forte per guidare i resistenti e infondere loro coraggio.
La missione riesce senza grossi problemi ma gli Oneida stanno sferrando l'ultimo decisivo attacco a Fort James.

Zagor torna indietro e riesce a catturare Wakonda. Come nel più classico dei copioni lo sfida a duello per risolvere la sanguinosa guerriglia. Ma Wakonda non si comporta secondo canovaccio e accetta di duellare con Zagor a patto di farlo da una posizione predominante: del resto la guerra non è mai giusta e non rispetta regole d'onore.
Lo Spirito con la Scure quindi è costretto a combattere contemporaneamente Wakonda e altri quattro guerrieri. Nonostante tutto ne esce vincitore e tutte le fazioni in lotta si riappacificano.
Rockford si assume le colpe della deriva sanguinosa e afferma che si farà processare e che si adopererà affinché l'avamposto americano venga smantellato.
Big John scompare di nuovo portandosi dietro gli ultimi residui della ribellione.
Wakonda si ritira con la coda fra le gambe. Il suo agire giustificato ma sconsiderato non ha fatto altro che causare altri lutti.

L'avventura c'è tutta in questa storia ma è difficile farsi coinvolgere e parteggiare per qualcuno. Si resta disorientati come lo stesso Zagor, sballottati una volta qui una volta là, a cercare di capire qualcosa di incomprensibile, uomini che si scannano per un fazzoletto di terra, non per difenderla o conquistarla ma solo perché non riescono ad accettare l'evolversi della vita. In una pittura fin troppo realistica, il finale riappacificatorio è poco credibile e digeribile.

Cicorabilia: