Trama
Zagor è convocato a Fort Springtime per una missione delicata: scortare un carico d'oro fino a Clearville. Il nuovo comandante del forte è il Colonnello Dillon, che ha sostituito il maggiore Walcott e non ha mai incontrato personalmente Zagor, anche se lo conosce di fama.
Lo Spirito con la Scure, seppur titubante, accetta l'incarico. Per avere campo libero consiglia a Dillon di mettere momentaneamente Cico in prigione, con una scusa qualsiasi. Il messicano quindi non partecipa alla spedizione.
La scorta al convoglio è alquanto risicata. Un pugno di soldati agli ordini del capitano Grayson, ma, del resto, solo i diretti interessati sono al corrente del valore del carico e nessuno si aspetta sorprese.
Sulla pista di Clearville alcuni banditi misteriosi tendono loro un'imboscata e uccidono i soldati di scorta. L'ultimo a cadere è proprio Grayson. Zagor non si arrende ma viene colpito alle spalle e, mentre è a terra privo di sensi, i banditi gli sparano a bruciapelo al petto. Poi gettano il presunto cadavere in un fiume che scorre in una gola sottostante.
Comincia per Zagor un vero e proprio incubo. La ferita non è mortale ma l'emorragia copiosa. Come se non bastasse, sul fondo della gola lo aspetta un branco di coyotes, talmente affamati da non fuggire davanti alla sua coraggiosa e disperata reazione. Zagor lotta con tutte le ultime energie disponibili fino a quando perde conoscenza. Per fortuna qualcuno interviene a salvarlo.
Si risveglia in una caverna accudito da Tawar, lo stregone dei Tunican, nemici giurati di Zagor: l'anziano uomo della medicina è caduto in disgrazia ed è stato cacciato dalla tribù, costretto all'esilio e a una vita solitaria.
Le cure di Tawar hanno salvato Zagor da morte certa, ma sono passati ben dieci giorni dalla rapina!
Lo Spirito con la Scure si accomiata dal suo salvatore, ansioso di tornare al forte per dare la sua testimonianza. Però gli dà la sua parola d'onore che tornerà per aiutarlo a riconquistare il suo posto nella tribù. (salderà il suo debito nell'episodio successivo: "Lo Stregone Scomparso")
Quando Zagor torna alla civiltà, al posto di cambio di Red Peak, lo attende un'amara sorpresa: avvisi di taglia con la sua faccia!
Come unico sopravvissuto è stato accusato della rapina e viene processato e condannato ai lavori forzati nel penitenziario di Hellgate, meglio noto come la Porta dell'Inferno o la Tomba dei Vivi; una prigione dalla quale nessuno è mai riuscito ad evadere.
Pochi prendono le sue difese, ma il suo accusatore più spietato è proprio Dillon, al quale brucia il fatto di essere stato proprio lui ad affidargli la missione e si sente responsabile per averlo coinvolto.
L'unico che è sempre al suo fianco è Cico, che cerca di aiutarlo come può. Tenta per ben due volte di farlo evadere dalla cella del forte, prima del trasferimento al penitenziario, ma fallisce miseramente.
Hellgate è un posto infernale anche per uno tosto come Zagor: i carcerieri sono dei veri aguzzini, soprattutto il sergente Fred, i turni alla cava di pietra sono massacranti, le razioni di cibo al limite della sopravvivenza e anche la compagnia non è delle migliori. Zagor incontra un criminale che aveva fatto incarcerare: Johnny Mackett. Il livore tra i due li porta subito allo scontro fisico ma, paradossalmente, qualche tempo dopo, Mackett sceglie proprio lui come compagno di evasione; conosce bene il suo valore e le sue capacità.
Zagor, che ha come unico obiettivo uscire di prigione per scagionarsi, accetta. Ovviamente si fa promettere che nessuno ci andrà di mezzo. Mackett nelle intenzioni sarebbe anche sincero però il suo carattere violento e vendicativo manda all'aria la fuga. Quando si frappone tra loro e la libertà il dottor Hogan, il medico del forte con il quale ha un conto in sospeso, cerca di ucciderlo.
Zagor glielo impedisce, ma Hogan ne approfitta per fuggire e dare l'allarme.
I due evasi vengono circondati nel cortile del forte e Mackett preferisce morire con la pistola in pugno piuttosto che arrendersi a quella vita dietro le sbarre.
Zagor paga caro il tentativo di fuga e viene sbattuto in una cella di isolamento ai limiti della sopravvivenza. Il suo gesto generoso però ha toccato il dottor Hogan, che decide di aiutarlo a fuggire. Il medico gli inietta un siero che simula una momentanea morte apparente e un paio di giorni dopo il povero Cico si presenta al forte per reclamare la salma del defunto amico.
Appena fuori dal carcere l'effetto del siero si esaurisce e Zagor esce dalla bara, provocando uno spavento quasi fatale al messicano.
Ora tutti lo credono morto, ma la sua libertà di movimento è inutile; gli autori della rapina dopo tutto quel tempo si saranno già divisi il bottino e separati. Zagor, quindi, escogita uno stratagemma perché siano loro a venire al rifugio nella palude.
Chiede a Bob, un suo amico giornalista dell'Eco di Brandville, di pubblicare una notizia in cui Cico dichiara di avere le prove della sua innocenza e dell'identità dei veri colpevoli e che presto le porterà in tribunale; per salvaguardare almeno la memoria del compianto amico.
La trappola riesce alla perfezione e, a uno a uno, i tre complici della rapina si presentano al rifugio: prima due emeriti sconosciuti, Buddy Caldwell, che finisce alla fine inghiottito dalle paludi, poi Oscar Kennett, che dopo una notte legato a un albero in balia dei coguari si convince a parlare. C'è un terzo complice, il capo della banda. Ma prima che possa rivelare il nome, proprio quest'ultimo con una fucilata gli tappa la bocca, ma non riesce a centrare né Zagor né Cico.
Zagor lo vuole vivo, in quanto è l'unico che possa scagionarlo. Riesce a colpirlo con un preciso colpo di scure alla testa.
Non nasconde la sorpresa quando scopre che è il capitano Grayson. Il subdolo militare aveva solo finto di essere ucciso durante la rapina, anzi, era stato proprio lui a stordire Zagor ed era ovviamente lui la mente criminale dietro l'impresa.
Grayson viene condannato a morte e Zagor riabilitato con le dovute e sincere scuse del colonnello Dillon, amaramente pentito di non avergli concesso la possibilità di discolparsi.