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numeri

39/41
(90/92)

copertine

Zagor 39
Zagor 40
Zagor 41

Odio (Lo Spettro del Passato)

212 pagine

Guido Nolitta - Franco Donatelli

Locazioni

Personaggi
La storia
Gli avversari


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Qualche manciata di numeri dopo la prima catastrofica apparizione, (Zagor 11 e Zagor 12), torna il nemico numero uno di Zagor: il folle professor Hellingen. Il personaggio resta dietro le quinte per tutto questo primo numero in una trama drammatica elaborata sapientemente da Nolitta.

L'inizio nella cittadina di Cleveland, sulla sponda meridionale del lago Erie, è però impostato alla comicità più classica con la consueta truffa di Trampy della quale fa le spese Cico (vedi Cicorabilia).

Il giorno dopo Zagor e Cico notano un assembramento davanti all'ufficio dello sceriffo Lobart. Un'importante spedizione astronomica al seguito del professor Bauer, sta per partire per i territori circostanti. Lo sceriffo chiede a Zagor se è disposto a fare da guida allo scienziato ma lo Spirito con la Scure si trova, suo malgrado, a dover rifiutare in quanto vuole tornare il più presto possibile a Darkwood - non immagina che già nell'avventura seguente sarà costretto ad un lungo periodo di lontananza dal suo regno: (sarà dapprima imbarcato a forza sulla Strega Rossa, incontrerà Manetola in Florida, Satko, smaschererà il fante di picche, affronterà l'Uomo Lupo, scoprirà la città nascosta, e di ritorno a casa dovrà affrontare la vendetta di Iron Man) -.

L'atmosfera serena viene però turbata da un avvenimento cruento quanto inspiegabile. Un paio di tagliagole assalgono Cico, che aveva scambiato la stanza con quella di Zagor, con il semplice intento di fargli la pelle. Una volta messi fuori combattimento i due, che si rivelano essere dei perfetti sconosciuti, confessano di aver ricevuto ben 500 dollari per fare la festa a Zagor, ma non riescono a fornire alcuna indicazione utile per risalire al mandante del tentato omicidio.
Archiviato lo sconcertante episodio, Zagor e Cico trovano un passaggio sul conestoga di Wilkes, colono con tre figli pestiferi a carico, che fanno infuriare il messicano. Ad un certo punto un tronco d'albero si abbatte sul sentiero, dopo esser stato tagliato a bella posta per ostruire la strada al carro. I quattro banditi mascherati autori dell'imboscata portano via i due amici, lasciando andare il colono.
Un'altra banda di sicari mandati per ucciderli. Questa volta i killer sono molto più efficienti dei loro predecessori. Zagor cerca di reagire ma viene colpito da un proiettile di striscio alla tempia e precipita in una scarpata. I banditi sparano un altro paio di fucilate al corpo in fondo al burrone, per sincerarsi di aver chiuso definitivamente la pratica, e poi scaraventano giù il povero Cico, che tenta inutilmente di vendicare l'amico morto e sviene per le conseguenze della caduta.

Al suo risveglio si trova davanti due guerrieri Mosolopea del villaggio di Haaruk. Gli indiani scoprono con sollievo che lo Spirito con la Scure è solo ferito e portano i due al villaggio. Mentre Zagor si riprende dalle ferite, Cico, nel tentativo di fraternizzare con la cultura nativo-americana, inanella una serie di esperienze spiacevoli. Il guaio più grosso lo combina quando. con il semplice scopo di scroccare una cena a base di tacchino ripieno, accetta l'invito della brutta ma simpatica Fior Di Zucca e dell'irascibile padre Antor-Ken: non sospetta minimamente che l'invito è un vero e proprio fidanzamento ufficiale e con raccapriccio scopre che gli scalpi dei precedenti pretendenti a Fior di Zucca, che non avevano onorato la promessa di matrimonio, sono in bella mostra alla cintola del fiero Antor-Ken.

Un evento inaspettato però mette in agitazione il villaggio e fa passare in secondo piano l'incauto fidanzamento. Una tribù di Ottawa ha invaso il territorio dei Mosolopea e cacciato i bisonti che assicurano la sopravvivenza della tribù. Tutti i guerrieri hanno indossato i colori di guerra e si sono radunati per fermare gli invasori.
Zagor, che si è ripreso pienamente dalle ferite, interviene per sedare gli animi e scopre che il capo degli Ottawa è l'amico Teseka, il villaggio del quale aveva liberato dal giogo di Hellingen e dalla minaccia di Titan

La sfortuna sembra abbattersi sulla piccola comunità di pescatori del lago Erie. Titan non è riemerso dalle acque nelle quali Zagor lo aveva affondato, ma un nuovo mostro imperversa fra i flutti. Dalla descrizione sembra una balena, anche se ovviamente Zagor non ha mai sentito parlare di balene che possano vivere nei laghi.
Il gigantesco mostro distrugge ogni canoa che osi avventurarsi a pescare e la tribù, priva del principale sostentamento, ha scelto di migrare per sopravvivere.
Zagor riesce ad ottenere una tregua: la posizione di Haaruk si ammorbidisce. Ospiterà gli Ottawa fino a quando Zagor non tornerà con la notizia che il mostro è morto o scacciato per sempre.

Non avendo un piano ben preciso, Zagor non aveva mai affrontato balene o presunte tali allora, come invece gli succederà in seguito, decide di cominciare le indagini proprio dal villaggio abbandonato di Teseka. Qui l'ultimo Ottawa ritardatario, un po' tonto ma molto svelto, che non si era accorto in tempo che gli altri stavano abbandonando l'isola ed era rimasto da solo, ruba la canoa ai due amici e li lascia ad imprecare sulla terraferma.
Recuperata la canoa sfondata, abbandonata dall'indiano, i nostri decidono comunque di affrontare il lago, e lo fanno di notte, in quanto sembra che il mostro prediliga le ore notturne.
Lo vedono. Una sagoma scura, enorme... che punta direttamente su di loro. La canoa si squarcia e si rovescia, lasciando i due naufraghi aggrappati al relitto. Inaspettatamente però, una barca si avvicina. Si sentono voci concitate a bordo ma invece dei soccorsi arrivano una paio di arpioni maldestramente lanciati, che si piantano sulla canoa rovesciata a qualche centimetro dalla testa di Cico.

L'equivoco viene rapidamente chiarito e i due amici vengono issati a bordo. Fanno così la conoscenza di uno dei personaggi più importanti del pantheon zagoriano: Charles Humbold, detto "Fishleg", per via della protesi ricavata da un osso di balena.
Humbold ci racconta la sua storia: cacciatore di cetacei da sempre, ha visto la sua barca affondata dopo essere stata speronata da una balena, e quando ha cercato i fondi per comprarne un'altra tutti gli hanno voltato le spalle.
Ha deciso così di racimolare i quattrini per tornare sulla tolda aprendo una locanda a Lakewood sulla sponda del lago Erie.
Quando ha sentito la notizia della "balena" che si aggirava nel lago, nonostante la cosa fosse assurda alle orecchie di un esperto come lui, si è avventurato, a bordo di una barca di fortuna, nella caccia al fantomatico cetaceo notturno.
Lo stesso equipaggio è riciclato dal personale della locanda: il cameriere Rimsky, lo sguattero Jimmy e il cuoco Jean Paul, tre sventurati e pasticcioni poco avvezzi alla navigazione, figuriamoci alla caccia alla balena.

Zagor accetta di buon grado di unire le forze confidando se non nella ciurma di imbranati, nell'esperienza di Fishleg. Dimostra subito che è in grado di lanciare con precisione gli arpioni appuntiti infondendo un po' di speranza nella riuscita dell'impresa nel cuore del baleniere.
L'occasione non si fa attendere. Fishleg ha studiato a lungo i movimenti del mostro, che si muove solo di notte seguendo sempre la stessa rotta a partire da uno sperone di roccia su un isolotto del lago.
Dopo essersi riposati a riva, la notte seguente, la ciurma improvvisata attende il mostro al varco... e tutto va secondo le previsioni. La balena affiora nei pressi dello sperone e segue la rotta consueta, incurante dell'imbarcazione che l'aspetta. Fishleg e gli altri si preparano a scagliare gli arpioni.
Vanno quasi tutti a bersaglio ma gli arpioni sembrano rimbalzare sul dorso dell'animale... che vira e punta contro di loro.
L'urto è violentissimo e spacca la barca in due. Alla conta restano solo Zagor, Cico e Fishleg, mentre i tre marinai della domenica, simpatici e pasticcioni, scompaiono per sempre fra i flutti.

I superstiti guadagnano la riva proprio sull'isola che la balena è solita costeggiare. Qui Fishleg libera il dubbio che lo attanaglia dal momento del naufragio: quella non è una balena!
A sostegno della sua tesi i tre sopravvissuti guardano sbalorditi il mostro tornare verso l'isola ed entrare in un portellone di roccia, che si apre al suo passaggio per poi richiudersi e nasconderlo dentro il ventre dell'isola.
Quello che è passato davanti ai loro occhi non somiglia neppur lontanamente ad un cetaceo ma piuttosto ad una nave sottomarina ideata dall'uomo!

Indecisi sul da farsi i tre vengono sorpresi da un nuovo prodigio meccanico. Una parte del costone roccioso si apre e ne fuoriescono tre uomini armati, due dei quali si dichiarano come i responsabili dell'agguato che era quasi costato la vita a Zagor.
Gli uomini decidono di portare i tre all'interno di quella che ora si mostra chiaramente come un'avveniristica base operativa. Lampade elettriche alle pareti, inesplicabili macchinari e al centro, la banchina di attracco della nave sottomarina: lo Squalus.
Cico e Fishleg vengono chiusi in una baracca mentre Zagor viene portato al cospetto del capo dell'organizzazione. I banditi sostengono che Zagor lo conosce molto bene. A quanto pare il "vecchio", come lo chiamano loro, deve nutrire un odio inesauribile nei suoi confronti.
Entrato nella centrale operativa Zagor si trova davanti il professor Bauer, l'astronomo.
L'identità però è solo una maschera che cela un nemico ben conosciuto, pericolosissimo e mai dimenticato: il Professor Hellingen.

Miracolosamente scampato all'esplosione del laboratorio dal quale guidava il gigantesco Titan, Hellingen aveva pian piano ricostruito la sua organizzazione e rimesso in piedi una base operativa. Obiettivo prioritario il recupero del mostruoso automa dalle acque del lago. Per questo aveva ideato il prototipo di sottomarino che aveva ribattezzato Squalus.
Si era scontrato però con un intoppo imprevedibile quanto al di fuori della portata della sua intelligenza. Nessuno degli uomini che aveva assoldato poteva resistere alla pressione dell'acqua sul fondo del lago, un tempo sufficiente per le necessarie riparazioni di Titan.
Per cui dopo aver tentato ripetutamente di ucciderlo nelle fasi iniziali della storia, Hellingen cambia idea e ringrazia il cielo che Zagor l'abbia scampata. Chi altri ha il fisico tanto robusto da sopportare le condizioni estreme da affrontare per riparare Titan?
Inietta a Zagor un siero che ne annienta la volontà e lo manda a bordo dello Squalus per riparare l'automa. Zagor è così costretto, suo malgrado ad aiutare Hellingen nel suo piano di distruzione.

Tutto sembra perduto. Senonché Cico sfrutta l'unica occasione utile per mandare a monte i piani dello scienziato. Riesce a diluire il siero che annulla la volontà con dell'acqua pura. Per cui Zagor si risveglia dalla trance ipnotica appena in tempo per dirigere lo Squalus contro l'automa che sta per sorgere nuovamente dalle acque del lago.
Dopo aver distrutto le due macchine micidiali di Hellingen, si allontana a nuoto, non visto, e ritorna alla base, per liberare Fishleg e Cico.
Hellingen nel frattempo, incredulo alla cocente disfatta, invia un barca con la maggior parte della banda, sul luogo della collisione, per assicurarsi che Zagor sia morto nell'impatto...

Sistemato l'uomo di guardia, Zagor libera gli amici, si arma di fucile e si dirige verso la centrale operativa della base. Hellingen osserva preoccupato, dal suo visore a distanza, i suoi uomini che si avvicinano alla carcassa dello Squalus, senza poterli avvertire che la nave sottomarina sta per esplodere, cosa che puntualmente si verifica poco dopo. Tutta la sua organizzazione è stata un'altra volta distrutta...

Non può cullare neanche l'illusione che Zagor sia perito nell'esplosione, in quanto quest'ultimo gli si presenta alle spalle tenendolo sotto tiro del fucile. Hellingen però sfrutta ancora una volta la sua tecnica avveniristica e riesce ad imprigionarlo all'interno di un raggio paralizzante. Non fa in tempo ad ucciderlo però, in quanto viene trafitto da un arpione scagliato con precisione da Fishleg.
Cico si adopera per spegnere il raggio paralizzante, ma il caos che provoca spingendo a caso bottoni e tirando a caso leve, innesca una reazione a catena che culminerà con l'esplosione della base sotterranea.

I nostri amici riescono però ad uscire in tempo e possoono tornare al campo Mosolopea per raccontare il lieto fine della storia a Teseka, che può così tornare sull'isola.
Fishleg riceve in compenso da quest'ultimo un sacchetto di pepite d'oro, con il quale finalmente potrà comprarsi una nuova baleniera: la mitica Golden Baby che vedremo in azione nella storia Sfida all'ignoto - (Verso il Maine).

L'unico finale amaro è per Cico, ma ancora una volta il messicano se lo è meritato. Per premiarlo del coraggio dimostrato Antor-Ken concede al messicano la mano di Fior di Zucca. Cico è costretto quindi a fuggire a gambe levate...

Hellingen ritornerà nel numero 107 con l'avventura Ritorno a Darkwood

NOTE: Questa e la quarta apparizione di Hellingen (un autentico capolavoro) sono le mie preferite. Questa storia è gestita in maniera sublime già dal primo albo, con gli agguati a Zagor da parte del nemico misterioso, e a quei tempi nessuno poteva immaginare chi fosse (per una volta non c'è neanche il classico tradimento da copertina, abbastanza comune in Zagor basti pensare al successivo ritorno di Hellingen che viene spiattellato nella copertina di Ora Zero dopo aver tessuto un mistero impenetrabile in Ritorno a Darkwood).
Certo sarebbe difficile immaginare una storia del genere oggi. Basti pensare a come vengono eliminati, senza una lacrima, i tre aiutanti di Fishleg che, nell'arco di poche vignette, si impongono per simpatia e inoffensività, e poi vengono fatti affondare senza batter ciglio fra le nere acque del lago. Oppure l'alchimia insuperabile fra dramma e comicità con un Cico decisamente irrestistibile in un modo che nessun altro è in grado di realizzare oggi, ma forse neanche i lettori accetterebbero, sia i vecchi sia soprattutto i nuovi.
E poi altra cosa d'altri tempi la leggerezza con la quale torna Hellingen:: avrebbe dovuto essere smembrato nell'esplosione del laboratorio e invece eccolo qui tutto intero, più brutto che mai certamente, ma senza grosse ferite. Per non parlare poi di come tornerà nella storia successiva dicendo candidamente di essere sopravvissuto all'arpione (chissà poi dove l'aveva preso Fishleg forse se lo portava in tasca come Eta Beta), conficcatogli nel petto all'altezza del cuore, dopo che Zagor si era addirittura soffermato a sentirgli il battito.
Però quando si è così bravi a scrivere le storie tutte queste osservazioni restano solo chiacchiere...

RIASSUNTO DEI SINGOLI ALBI:
Zagor 39 - Zagor 40 - Zagor 41

Cicorabilia: