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Dopo sette, otto mesi (tempi fumettistici) Zagor e Cico sono tornati finalmente nella foresta di Darkwood. La loro peregrinazione era iniziata, se non ricordo male, con l'avventura Zagor il Ribelle (assalto alla banca) , che si era conclusa con la triste morte di Manetola, nei numeri 89 e seguenti.
Questa avventura e la precedente, Odissea Americana, hanno dato il via ad una sequenza di storie fra le migliori di Zagor, che continueranno per parecchi numeri, che lo hanno visto girovagare per l'America, con una puntatina in Messico ed Haiti, per affrontare rivoluzioni, zombie, pirati, Apaches, i Congiurati della Louisiana, e, per ultima, la rocambolesca sfida fra Bobby e Simon.
Ci si aspetterebbe che il ritorno a casa fosse dei più rilassanti possibili... Invece sarà il preludio ad un vero e proprio incubo.
E le avvisaglie si vedono subito...
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I due amici hanno intenzione di chiedere ospitalità nella capanna di Walter Doney, ma la trovano deserta. Il proprietario sembra aver sbaraccato portando con sé tutte le suppellettili, stessa situazione quando arrivano da Tom Brett, un altro trapper. Ancora più inquietante invece è lo scenario che trovano all'accampamento dei Pamlico.
Il campo sembra essere stato distrutto da un incendio improvviso. Ma perché gli indiani avrebbe lasciato tutti i preziosi utensili, le pelli, le armi persino, senza portarli con loro, anche nella remota ipotesi che non avessero potuto arginare l'incendio?
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Zagor ha un terribile presentimento. Darkwood sembra una scatola vuota popolata solo da piante e animali ma senza più traccia di ogni insediamento umano.
Giunti in vista della capanna di "Testadura" Jones i due amici, però, vedono una luce. Qualcuno si è acceso una cicca!
Entrano con animo risollevato, ma, nella completa oscurità, Jones li aggredisce, fino a quando Zagor non si fa riconoscere.
- Il povero trapper è terrorizzato, teme di essere catturato o ucciso dai soldati di Fort Bravery. Davanti allo sbigottimento di Zagor, si affretta a raccontare la causa delle sue paure.
- C'è stato un avvicendamento a Fort Bravery che ha coinvolto il comandante, il nuovo è il colonnello Kraizer, e l'intera guarnigione. Il primo provvedimento adottato da Kraizer è stato quello di revocare il permesso di cacciare a tutti i trapper e invitarli ad abbandonare Darkwood. Loro hanno provato a ribellarsi ma hanno desistito di fronte alla minaccia di finire in gattabuia.
Ma c'è qualcosa di ancor più inquietante: l'incendio nel campo dei Pamlico non è stato accidentale, ma causato da un fulmine straordinario esploso a ciel sereno! E tali eventi si sono verificati anche in altri accampamenti.
Da allora Jones è vissuto come un animale braccato, fidandosi di tornare alla capanna solo a notte fonda.
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Zagor è abbattuto. Durante la sua assenza la comunità e l'utopia di pace che aveva creato si è disgregata.
Che non ci sia alcuna esagerazione nella ricostruzione di Jones lo scopriamo subito dopo. Una pattuglia di soldati circonda la capanna e, per tutta risposta al tentativo di conciliazione di Zagor, esplode una salva di fucileria.
Cico e Jones cadono a terra e Zagor, furioso, mette fuori combattimento tutti i nemici.
Per "Testadura" non c'è nulla da fare, mentre Cico per fortuna è ferito solo di striscio alla tempia.
Quando Zagor si china ad esaminare i soldati scopre, con somma sorpresa, che sono tutti morti, persino quelli che dovrebbero essere solo svenuti.
Cico nota con arguzia che i militari hanno delle strane cinture, ma Zagor ha altro per la testa e non si sofferma sul particolare.
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I due amici giungono stremati a Fort Bravery, dopo una marcia forzata che ha fatto perdere i sensi a Cico.
Lo Spirito con la Scure si mette subito nei guai davanti alla ottusità dei militari ma, per fortuna, il colonnello Kraizer si dimostra molto accomodante.
Si dichiara sorpreso dell'accaduto alla capanna di Jones: a suo dire nessun militare si è allontanato dal forte per missioni di pattugliamento.
Ipotizza che i soldati provenissero da Fort Pitt o Fort Henry.
Zagor, in parte blandito dall'atteggiamento del colonnello, gli rinfaccia la strana tattica utilizzata per mantenere la pace a Darkwood. Il colonnello non recede di un passo e l'incontro finisce in uno stallo.
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Appena tornato al rifugio, Zagor batte come un forsennato i tamburi per comunicare con gli accampamenti indiani della zona, ma nessuno gli risponde. Fino a quando poco più tardi, in piena notte, arriva la risposta di Tonka.
Zagor e Cico si allonantano dal rifugio per raggiungere l'amico. Appena in tempo!
Un misterioso fulmine squarcia il cielo e il rifugio esplode come se fosse saltato in aria.
Ma non c'è tempo per le domande. La palude pullula di soldati pronti a fare la pelle ai due amici...
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Zagor risponde al fuoco e uccide molti dei militari. L'ultimo dei soldati rimasto in piedi riesce però a sgattaiolare alle sue spalle e sta per spacciarlo con un colpo di pistola. Dalla foresta interviene però Tonka che lo uccide appena in tempo.
Quando Cico si avvicina ai soldati che erano rimasti svenuti scopre con raccapriccio che sono tutti morti, come già era successo alla capanna di "Testadura" Jones, senza particolari ferite visibili e con indosso le strane cinture che aveva già notato in precedenza.
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Il racconto di Tonka getta una luce ancor più sinistra su tutta la faccenda. Il capo Mohawk non ha mai abbandonato Darkwood, nonostante il diktat di Kraizer. Durante il periodo di clandestinità in cui si è mosso furtivamente nella foresta, ha spiato i militari assassini. Non provengono da nessun avamposto ma da una montagna cava, l'Occhio del Diavolo: un grande vulcano spento.
Tonka ha visto continui movimenti di truppe e rifornimenti. Le ininterrotte carovane militari entravano nella montagna da un portale di pietra che si richiudeva al loro passaggio.
Per indagare ulteriormente Tonka ha poi scalato l'Occhio del Diavolo per cercare di sbirciare dal cratere del vulcano. Qui ha scoperto che il cratere era circondato da filo spinato. Prima di poter attraversare la recinzione è stato sorpreso da un militare di guardia. Durante la colluttazione che ne è seguita ha scagliato il soldato contro la recinzione e questi era rimasto fulminato. (Zagor e Cico non sono particolarmente stupiti in quanto il professor Talbot ha spiegato loro l'elettricità nella storia Molok).
- Zagor decide che è il caso di infiltrarsi dentro la montagna. Tonka e Cico avranno il compito di avvertire Kraizer degli strani movimenti di truppe non regolamentari. Blocca con una frana l'ennesima carovana e si sostituisce ad un soldato che si era appartato. Mentre penetra nella base attraverso un cunicolo di roccia non può far a meno di notare alle pareti delle lampade elettriche, le stesse che ha utilizzato Hellingen nella sua precedente apparizione. (vedi Odio!)
L'intero corpo cavo della montagna e occupato da installazioni militari: baracche, centri logistici, mischiate a macchinari incomprensibili. I più minacciosi sono delle batterie di oggetti fusiformi che hanno l'aspetto di gigantesche bombe.
Zagor è talmente assorto nell'osservazione di queste meraviglie che si lascia sorprendere, viene circondato dai militari, che per fortuna lo vogliono vivo per interrogarlo, e alla fine, con la forza del numero, riescono a stordirlo.
Zagor viene legato saldamente ad una sedia al cospetto del misterioso capo dei cospiratori. Quando si sveglia si trova davanti Hellingen che credeva morto, ucciso dall'arpione di Fishleg nel numero 41.
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Nonostante l'ulteriore ferita lo scienziato sembra più arzillo che mai. Abbandonata l'idea di riesumare dalle acque il gigantesco Titan ha architettato un piano ancor più megalomane, ma talmente efficace da essersi assicurato l'appoggio di un numero cospicuo di militari.
Il punto di forza del piano è l'ultima arma di sua ideazione: dei razzi con una gittata di centinaia di chilometri, con una testata esplosiva e la possibilità di essere guidati a distanza grazie al perfezionamento della tecnologia già sviluppata da lui di teletrasmissione di immagini.
Gli accampamenti degli indiani recalcitranti e lo stesso rifugio sono stati distrutti dai missili, per cui Zagor capisce immediatamente che lo scienziato, e quando mai l'ha fatto?, non sta bluffando.
Confida però nell'arrivo delle truppe di Kraizer.
Hellingen continua ad autoincensarsi. Si vanta senza problemi di coscienza di aver dotato tutti i sottoposti, a loro insaputa, di speciali cinture in grado di generare mortali scosse elettriche comandate a distanza attraverso un pannello numerato: ad ogni numero corrisponde un soldato. Per questo Zagor non è riuscito a catturarne nessuno vivo, e Cico ha visto giusto quando ha notato la foggia inusitata delle cinture indossate dai soldati.
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Zagor viene saldamente incatenato nella prigione della base. Passano un paio di giorni e arrivano le truppe di Kraizer, ma i soldati all'interno non sembrano per nulla preoccupati. Zagor assiste impotente all'abbraccio fra i cospiratori e i soldati di Fort Bravery. Anche Kraizer è parte integrante del complotto e si era adoperato per assicurare ad Hellingen l'isolamento necessario per allestire la base.
Hellingen e Kraizer si recano al centro di comando e Zagor viene legato ad una sedia per assistere al trionfo del nemico. Scatta il momento della famigerata "Ora Zero": il momento che segnerà un nuovo inizio per la storia degli Stati Uniti, almeno nella mente dei due cospiratori.
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L'azione si sposta a Washington. Un altro congiurato, il maggiore Padget, entra nella sala del congresso dove il presidente Jackson è riunito con i ministri e i senatori. Porta con sé un terminale video attraverso il quale Hellingen può comunicare direttamente con gli onorevoli della camera. Kraizer prende la parola e il suo volto appare sullo schermo nella sala dei congressi gettando non poco scompiglio fra i politici increduli.
Pronuncia un delirante discorso annunciando un vero e proprio colpo di stato. Asserisce di voler marciare verso la capitale, prendere il controllo dei punti chiave ed esautorare il presidente e lo stesso congresso dei loro poteri.
A supporto dell'ultimatum rivela l'esistenza delle batterie di missili puntati sulla capitale. Ovviamente i senatori rispondono con sdegno e scetticismo alla richiesta. Hellingen è pronto per dare una dimostrazione della devastante potenza di fuoco del suo arsenale e distrugge il ministero della guerra davanti agli occhi impotenti di Zagor.
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Purtroppo per Washington, il presidente Jackson si aggrappa alla speranza che il Ministero della Guerra sia saltato in aria perché precedentemente minato e non a causa delle terribili bombe volanti.
Sconsideratamente chiede ad Hellingen un'altra dimostrazione, indicando come bersaglio il Ponte sul fiume Potomac. Lo scienziato lo accontenta immediatamente, ma, per condire la dimostrazione con un po' di pathos, lancia altri due missili sui quartieri residenziali della capitale provocando una strage.
Il presidente e i senatori a questo punto sono costretti alla resa e accettano tutte le condizioni dei cospiratori.
Dovranno inviare due battelli a Cumberland per trasportare le truppe di Kraiser, un migliaio di soldati, che prenderanno il controllo dei punti nevralgici della capitale.
L'operazone "Ora Zero" è stata un successone. L'unico uomo che può fermare Hellingen, Zagor, è ancora saldamente legato e prigioniero, insieme a Tonka e Cico.
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Mentre Kraizer si dirige a Cumberland insieme al grosso delle truppe, lasciando nella base solo gli operativi, circa una trentina di uomini, Hellingen sfoga tutta la frustrazione contro Zagor. Lo frusta con tutta la forza che ha (per fortuna non molta) davanti agli amici impotenti. Zagor però non gli concede la soddisfazione di un solo urlo di dolore.
Hellingen se ne va più infuriato di prima e Cico si occupa di lenire gli squarci aperti dalla frusta sulla schiena dell'amico.
Tutti e tre sanno che non usciranno vivi da quel posto... e questa consapevolezza dà paradossalmente a Zagor un'idea, rischiosa, per liberarsi.
Tonka, come tutti i Mohawk, porta nel sacchetto della medicina un'erba, la wodah, in grado di produrre in chi la ingerisce una morte apparente estremamente realistica. Zagor intende servirsene per farsi slegare una volta ritenuto morto. I problemi però sono due: i carcerieri potrebbero decidere di seppellirlo immediatamente e lui si risveglierebbe due metri sottoterra, o peggio, in alcuni casi, la wodah presa in dosi eccessive provoca veramente la morte dopo immani sofferenze.
Comunque non c'è altra via di fuga e Zagor mastica la wodah. Tutto fila liscio. Hellingen è troppo furioso per la sua morte da preoccuparsi di seppellirlo e lo lascia nel pavimento della prigione, dovendosi occupare delle ultime fasi dell'operazione "Ora Zero".
Zagor ha così l'occasione di riprendersi, eliminare i due soldati di guardia e liberare i compagni.
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Nonostante siano rimasti pochi soldati si tratta sempre di una trentina di avversari. In tre, due e mezzo considerando il valore di Cico in combattimento, sarebbe comunque impossibile eliminarli tutti. Per cui decidono per un'azione diversiva. Cico e Tonka indossano le divise dei militari ed escono dalla prigione trasportando il presunto cadavere di Zagor. In questo modo guadagnano i metri necessari per arrivare di corsa al centro di comando di Hellingen appena il trucco viene scoperto.
Zagor agguanta lo scienziato e lo costringe a far fermare i soldati che stanno per assaltarli. Lo stallo dura poco. Hellingen sa benissimo che il suo nemico non può uccidere l'unico uomo in grado di fermare "Ora Zero" e bloccare il lancio di missili. Per cui ordina ai soldati di avanzare, consapevole di non correre alcun vero rischio.
Lo Spirito con la Scure è quindi costretto ad usare un mezzo ripugnante per eliminare gli avversari. Attraverso il pannello di controllo numerato, attiva le cinture elettriche dei militari, che cadono come mosche uno dopo l'altro.
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Ora che le resistenze interne sono eliminate è il momento di occuparsi delle truppe di Kraizer che hanno montato un accampamento sulla riva del Potomac, a Cumberland, in attesa dei batteli che devono trasportali a Washington.
Zagor costringe Hellingen a lanciare una salva di missili che provocano una carneficina fra i cospiratori. Kraizer stesso muore nel bombardamento e i superstiti si dileguano per non finire catturati dall'esercito regolare.
La minaccia dallo spazio è stata sventata. Sullo schermo nella sala del congresso compare il volto di Zagor che rassicura il presidente Jackson e il congresso e mostra Hellingen prigioniero.
Il presidente Jackson ha quindi un incolmabile debito di riconoscenza nei confronti del giustiziere di Darkwood, che ha salvato l'intera nazione. Però quando Zagor cercherà di sfruttarlo per costringere Jackson ad impedire la deportazione dei Cherokee, il presidente dimostrerà di avere la memoria molto corta e non onorerà il debito. (vedi storia La Lunga Marcia)
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Zagor per il momento chiede solamente di reintegrare il fidato maggiore Stilmaker al comando di Fort Bravery e gli dà appuntamento all'Occho del Diavolo.
Il ministro della guerra Pickenz chiede di associarsi al convoglio: di comune accordo con il presidente Jackson vuole mettere a tutti i costi le mani sulle invenzioni belliche di Hellingen.
La sua aspettativa è però vanificata dalla lungimiranza di Zagor che ha già previsto l'epilogo.
Quando Pickenz arriva all'Occhio del Diavolo, dopo le dovute presentazioni e la consegna di due riconoscimenti al valore, assiste ad uno spettacolo che non avrebbe mai voluto vedere: Zagor, con somma soddisfazione, fa saltare in aria l'intero cratere del vulcano spento e tutte le armi di distruzione in esso contenute.
Pickenz non demorde. è sicuro di poter ricostruire l'intero arsenale grazie al genio dell'ideatore delle micidiali bombe volanti: Hellingen. Peccato che allo scienziato, bruciato dall'ennesima sconfitta, di genio ne sia rimasto ben poco e sia partito per la tangente andando completamente fuori di testa.
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Pickenz ingoia il rospo e se ne ritorna a Washington con Hellingen. Scopriremo nel successivo ritorno che a poco a poco lo scienziato riacquista il senno, a discapito dei militari che hanno cercato di sfruttarlo (nella storia Guai in Vista - Terrore dal sesto pianeta).
Zagor e Cico restano con la soddisfazione di aver salvato la nazione e di aver guadagnato un paio di medaglie al valore ( che purtroppo non sono d'oro come credeva il messicano ma di semplice ottone).
In un finale corale tutti i trapper di Darkwood, tornati finalmente a casa, aiutano Zagor e Cico a ricostruire il rifugio distrutto dal missile di Hellingen.
- Ritorno di Hellingen costruito con lo stesso schema del precedente, (vedi Odio!): un mistero iniziale - la scomparsa degli abitanti di Darkwood-, una base operativa avveniristica e un complotto, tre amici contro tutti - qui c'è Tonka al posto di Fishleg -, Zagor impotente costretto ad assistere al trionfo di Hellingen, e poi la riscossa all'ultimo momento quando tutto sembra perduto.
In questo caso però le tematiche misteriose e verniane (da Verne e non da Verni), lasciano il passo ad un'ambientazione da film di 007, con Hellingen a capo di un'antesignana della Spectre.
Decisamente preferisco il precedente.
Anche in questo caso molte cose scivolano via ma sono molto tirate: difficile immaginare che l'intero territorio di Darkwood possa essere controllato dalle truppe al soldo di Hellingen, possibile che Zagor quando mette mano al pannello che controlla le scariche elettriche delle cinture colpisce solo i soldati davanti al centro di comando?, Tonka quando indossa la divisa non potrebbe tirare dentro le lunghe trecce come ci insegna Gufo Triste?, e tante altre piccolezze che non rovinano comunque il piacere della lettura.
RIASSUNTO DEI SINGOLI ALBI:
Zagor 107 - Zagor 108 - Zagor 109 -