Trama
Breve siparietto di Cico alle prese con un boomerang e poi inizia la storia vera e propria, collegata alla precedente L'Inferno dei Vivi.
Zagor sembra aver dimenticato la promessa fatta a Tawar lo stregone esiliato dai Tunican, fino a quando non gli appare in una visione e gli ricorda il suo giuramento.
Zagor trascina Cico nella caverna dove Tawar gli aveva dato rifugio e salvato la vita: è vuota e con inequivocabili segni di lotta.
L'unico modo per avere sue notizie è recarsi all'accampamento dei Tunican, anche se è una tribù da sempre nemica di Zagor.
L'accoglienza è quella prevedibile, ma, dopo qualche scazzottata, Zagor riesce a convincere un guerriero ad annunciarlo al capo della tribù. Scopre così che il vecchio sakem, Onolka, ha abdicato in favore di suo figlio Muso Da Tamburo, che ha adottato un nome forse meno buffo ma altrettanto ridicolo, dopo aver studiato nelle scuole dei bianchi: Mister-Mister.
L'origine del nuovo nome fa sospettare subito i due amici di trovarsi davanti un mentecatto: se ogni bianco, anche quelli che non valgono niente, si fa chiamare Mister, lui che è un capo deve farsi chiamare Mister-Mister!
Non è da meno la sorpresa quando i due amici arrivano all'accampamento: Mister-Mister vive in un palazzo vero e proprio, di architettura neoclassica, ispirato ai palazzi delle grandi città americane. Anche la vita nell'accampamento sembra una grottesca scimmiottatura del modo di vivere dei bianchi: gli indiani si trascinano ubriachi, giocano a carte, usano il denaro e imitano i peggiori comportamenti degli invasori.
La spiegazione non tarda ad arrivare quando i due sono accolti da Mister-Mister. Il capo indiano sembra un perfetto idiota: è convinto che la sua tribù potrà sopravvivere solo adottando lo stile di vita dei bianchi, case, vestiti, denaro. Quando Zagor gli fa notare che il suo concetto di integrazione è totalmente sbagliato, non tanto nel principio quanto nell'attuazione e quando a muso duro gli chiede notizie di Tawar, l'atmosfera si scalda.
Mister-Mister chiama a raccolta i Tunican e ordina di segregare i due ospiti nella tenda rossa dove tiene prigioniero il povero stregone.
Inizia una zuffa colossale durante la quale Zagor, da solo, riesce a rintuzzare tutti gli attacchi dei disorganizzati Tunican, ormai rammolliti e intontiti dall'alcol.
Poi si impadronisce di un carro, passa a liberare Tawar e si allontana senza grossi problemi dal campo.
Tawar racconta ai due amici come Mister-Mister si sia procurato tutti i soldi che girano nell'accampamento e che gli hanno permesso di farsi costruire quel palazzo sontuoso.
Su un altopiano che incombe sul villaggio c'è l'antico insediamento abbandonato dei Tunican. Gli indiani lo hanno sommerso costruendo una diga artificiale sul Torrente Giallo, dopo che un'epidemia aveva decimato gran parte della popolazione.
Ebbene, insieme alle vecchie dimore, i Tunican hanno seppellito sott'acqua anche un tesoro in monili e oggetti d'oro, manufatti che l'antica popolazione forgiava dall'oro del torrente.
Due farabutti, Morris e Punker, si sono accordati con Mister-Mister, imbottendolo di soldi in cambio dell'oro che i giovani Tunican portano in superficie, immergendosi ogni giorno. Storditi dall'alcol e dai miraggi delle agiatezze hanno vinto la ritrosia a depredare quel luogo sacro per la loro tribù.
Zagor decide di fare leva proprio sul timore reverenziale che suscita il villaggio sommerso. Dopo essersi pitturato il corpo in modo da sembrare uno Spirito delle Acque, si immerge e terrorizza i raccoglitori, a partire dal giovane Tecondah e di seguito tutti gli altri temerari che avevano ancora il coraggio di tentare.
I due farabutti vengono abbandonati sulla zattera insieme al solo Mister-Mister la cui autorità è sfumata come i fumi dell'alcol. Quando però i suoi complici mostrano di non avere alcun rispetto per il villaggio sommerso e minacciano di far saltare la diga con la dinamite per liberarlo dalle acque, Mister-Mister riacquista la sua dignità e muore nel tentativo di impedire l'esplosione, salvando la vita allo stesso Zagor.
Tawar assumerà il comando della tribù e la ricondurrà a uno stile di vita più dignitoso e consono alla loro storia.