La barchetta di Bosambo veleggia verso Haiti, mentre Zagor e Cico ripercorrono con la mente i momenti e le immagini dell'ultima tragedia della quale sono stati protagonisti: lo sterminio dei Seminoles di Manetola- (Liberty Sam non è morto e tornerà nel numero 368)
La navigazione scorre tranquilla, ma davanti alla costa dell'isola caraibica, una tempesta si abbatte sull'imbarcazione. La fragile velatura viene spazzata via dalla furia dell'aria e la barca ben presto diventa ingovernabile e inizia ad imbarcare acqua.
La barchetta viene rovesciata da un'onda gigantesca e i tre occupanti scaraventati in mare e separati l'uno dall'altro.
Il fato è benevolo con i tre naufraghi che vengono scaraventati sulla sabbia di una spiaggetta e soccorsi da alcuni locali impegnati in un strano rito. Si tratta di adepti del vudu, una religione endemica di Haiti, che fonde le antiche tradizioni tribali con l'iconografia del cristianesimo. Il sacerdote della inusitata cerimonia, Tullius, spiega ai tre amici il significato religioso del rituale.
Tullius spiega che il vudu, nasce dalla mescolanza degli antichi riti tribali africani importati dagli schiavi deportati, i culti indigeni dell'isola e le influenze della religione cattolica introdotta dagli spagnoli. Per gli abitanti di Haiti, che conducono una vita di miseria e privazioni, cerimonie come quella che sta officiando sono fondamentali per mantenere in vita un barlume di speranza in quella magra esistenza. Gli adepti invocano i Loa, spiriti primordiali, affinché propizino una buona riuscita delle attività quotidiane.
La cerimonia sulla spiaggia serve ad ingraziarsi il Loa Agué, protettore della pesca e delle imbarcazioni. Consiste nell'offrire allo spirito il sacrificio di un animale e una serie di pietanze, rigorosamente di colore bianco, che il Loa mangerà attraverso i corpi degli officianti, impegnati in una danza frenetica prima di cadere in una sorta di trance.
L'affascinate rituale viene bruscamente interrotta da una pioggia di fuoco. Un gruppo di uomini bianchi avanza sparando all'impazzata ferendo e uccidendo tutti quelli che si trovano a tiro. A comandarli è un proprietario terriero, Alan O' Keefe, soprannominato Ogùn-Inglès, lo spirito della guerra in lingua creola, che si accanisce con furia sui tamburi e gli altri oggetti sacri degli adepti del vudu.
La maggior parte dei seguaci riesce a fuggire indenne mentre Tullius viene messo in condizioni di non nuocere. Poi viene torturato da uno degli aggressori, Claude, a colpi di frusta: l'energumeno vuole estorcere un'importante informazione, dove è tenuto prigioniero il figlio di O' Keefe. Zagor non può rimanere indifferente a tanta violenza e spupazza un po' Claude e il resto della banda.
A calmare gli animi interviene O' Keefe che spiega le ragioni di un comportamento tanto violento: lui, il più grande piantatore dell'isola è stato preso di mira dagli adepti del vudu, prima con sabotaggi, malefici e intimidazioni poi con un'azione ben più grave: il rapimento di suo figlio, Ronny Boy, per sacrificarlo alle oscure divinità del vudu!
Quasi a sostegno di questa nuova versione dei fatti, Tullius si avventa contro di lui armato di pugnale, ma viene freddato dalle guardie del corpo del proprietario terriero.
Zagor è perplesso: il nuovo sviluppo delle cose sembra dar ragione ad O' Keefe, ma avverte che la situazione è più complessa e trova poco convincente la ricostruzione dei fatti. Proprio per indagare ulteriormente e, soprattutto per evitare ulteriori spargimenti di sangue, decide di accettare la proposta di O' Keefe di arruolarsi nel gruppo di mercenari impegnati nella ricerca di Ronny Boy. I tre amici vengono quindi ospitati nella piantagione dove possono finalmente riposare.
Al risveglio, trovano una bambola vudu con le fattezze di Zagor piantata con degli spilloni sulla porta della baracca. O' Keefe spiega loro che si tratta di qualcosa di più di un avvertimento. Sostiene che attraverso il piccolo simulacro i Bokor, gli stregoni che praticano la magia nera, possono provocare la morte della vittima dopo atroci sofferenze.
Quest'ultimo sviluppo non spazza via i dubbi sulla pericolosità dei fanatici religiosi. Zagor si trova fuori posto, in un'isola sconosciuta, con tradizioni millenarie a lui estranee. Sente che c'è ben più di un semplice rapimento in gioco, piuttosto una battaglia fra due diverse anime: quella atavica dell'isola e quella moderna dei colonizzatori bianchi incapaci di comprendere a fondo la natura stessa del luogo.
Come a voler dare una scrollata all'indecisione che lo attanaglia, un nuovo attentato viene perpetrato: al rientro nella baracca Bosambo viene punto da uno scorpione velenoso. Qualcuno ha messo nella stanza un'intera cesta piena dei pericolosi artropodi. Zagor riesce a trovare delle erbe per limitare l'effetto del veleno, ma Bosambo è costretto a rimanere a riposo per smaltirne gli effetti.
Dopo quest'ultimo attentato la decisione è presa: Zagor e Cico faranno parte del gruppo e parteciperanno alle ricerche di Ronny Boy.
L'occasione per entrare in azione non si fa attendere. Alcuni informatori rivelano che nell'Houmfo di Lorgina, una mambo del vudu, si sta per celebrare un'importante cerimonia. O' Keefe teme che la vittima sacrificale possa essere Ronny Boy.
Zagor propone di andare in avanscoperta ed eliminare le sentinelle per cercare di liberare il ragazzo prima dell'assalto. Invita però O' Keefe ad evitare gli spargimenti di sangue e a tenere a freno i suoi uomini, prima che lui non abbia fatto ritorno con il prigioniero.
Tutto va secondo i piani. Zagor elimina le sentinelle annoiate, che non sembrano pericolose o sanguinarie come gliel'avevano descritte, e riesce ad arrivare non visto nel santuario vudu di Lorgina.
Aggira il grande spiazzo in cui gli officianti stanno ballando e percuotendo i tamburi sacri, fra i quali l'Assoto, un grande tamburo utilizzato solo per le cerimonie importanti. Prima che possa entrare nella capanna che funge da santuario, però, arrivano i mercenari con a capo O' Keefe. Iniziano subito a sparare e la prima a cadere è proprio la mambo Lorgina, che preavverte la propria morte.
Zagor non può fermare il massacro, ma può impedire che qualcuno degli adepti si possa vendicare su Ronny Boy, sempre che sia lui la vittima dentro il santuario. Sfonda il tetto di paglia e scompare all'interno della capanna.
O' Keefe lo guarda uscire poco dopo con un'espressione funerea dalla capanna e teme per la vita di suo figlio. Zagor però nel santuario non ha trovato Ronny Boy, ma un semplice toro nero: l'animale era la vittima designata e il massacro compiuto dai mercenari è del tutto ingiustificato.
L'inutile e gratuita strage riaccende il dubbio che serpeggia nella mente di Zagor, per nulla convinto di stare combattendo la guerra dalla parte giusta, se mai ce ne fosse una.
Ancora una volta però un evento lo costringe a schierarsi dalla parte di O' Keefe. Claude arriva precipitosamente dalla giungla e avverte gli altri che Cico è stato rapito e condotto al santuario di Guedè Danseur, un bizzarro stregone, più imbroglione che altro, apparentemente innocuo. Gli ultimi sanguinosi sviluppi potrebbero però spingere gli adepti a sfogare la loro rabbia sul messicano
Zagor e altri due mercenari, Kunz e Xavier, si dirigono sul posto mentre il resto della banda va a cercare Ronny Boy negli altri santuari vudu conosciuti.
Guedè Danseur nega assolutamente di aver partecipato al rapimento di Cico, ma Kunz trova il messicano legato ad un albero sul retro della capanna.
Il sedicente sacerdote vudu finge smarrimento. Con la scusa di voler prendere da un vaso un preparato cardiotonico, riesce a impugnare una pistola nascosta e ad uccidere sia Xavier che Kunz, ma Zagor è troppo rapido per lui.
Dopo aver evitato la pioggia di proiettili ha facilmente ragione dello scalcinato individuo.
Ancora una volta però la situazione si ribalta e la verità sembra sfuggire. Guedè Danseur è stanco di lottare e invita Zagor a finirla con la favoletta del bambino rapito. Sostiene che Ronny Boy è ben custodito a Port-Au-Prince da altri mercenari al soldo di O' Keefe e che la balla del rapimento è solo la scusa per permettere al proprietario terriero di distruggere un culto che lui considera sacrilego.
Zagor decide che è il caso di verificare tutta la storia. Non si è mai fidato pienamente di O' Keefe: la furia che lo muoveva sembrava più diretta a distruggere il vudu che a ritrovare il figlio.
Del resto Guedè Danseur, nonostante la velocità e determinazione con cui si è sbarazzato dei due mercenari, per legittima difesa, sembra un tipo simpatico e disincantato. Racconta di essere approdato ad Haiti dopo essere fuggito da New Orleans, inseguito dai creditori per una brutta faccenda di scommesse non pagate. Guedè si chiama Bill Robinson e si esibiva con discreto successo nei locali come cantante, ballerino e suonatore di banjo con lo pseudonimo di Froggy Bill. Sull'isola la gente semplice lo aveva adottato come uno stregone di seconda categoria, in grado di favorire la pioggia, leggere i fondi del caffé o preparare decotti curativi. E se poi non riusciva nell'intento gli isolani erano comunque contenti di vederlo esibirsi nelle sue strane danze e nei suoi strani balli.
Zagor e Cico seguono Guedè a Petionville dove Ippolyte, un seguace vudu, rivela loro che il nascondiglio del ragazzo è cambiato e di chiedere a Charriot, che ha seguito tutti gli ultimi spostamenti del "rapito".
Charriot conduce i tre amici davanti ad una lussuosa villa, indicandola come il covo dei mercenari. Poi dà loro un sinistro ammonimento. Quella stessa notte i Bokor, gli stregoni che praticano la magia nera, esasperati per i continui attacchi e per tutti gli adepti e sacerdoti caduti, si riuniranno al cimitero di Port-Au-Prince, per scatenare gli spiriti del male contro O' Keefe e la sua gente. Per cui è meglio per loro che stiano lontani dalla piantagione.
Zagor entra nella villa, si sbarazza dei cani e dei due mercenari di guardia e ha modo di verificare che il racconto di Guedè Danseur corrisponde a verità. Ronny Boy è nascosto lì, ignaro di tutto e in ottima salute: la governante del ragazzo, la signora Robertson, prega Zagor di non coinvolgerlo, in quanto il bambino non è colpevole della follia del padre. A quel punto Zagor le consiglia di raccogliere tutti i soldi che ha a disposizione e di lasciare immediatamente l'isola, perché il bambino non venga a pagare la rappresaglia della gente del vudu.
La donna si mette immediatamente in moto per portare in salvo Ronny Boy.
Passando davanti al cimitero sia Zagor che Guedè ignorano le rimostranze di Cico e decidono di infilarsi nel cimitero, per vedere cosa stanno architettando i Bokor. Davanti a loro passa un mesto corteo con i corpi delle ultime vittime dei massacri perpetrati dai mercenari, fra questi anche Tullius e Lorgina.
Zagor conclude che si tratti semplicemente di una solenne cerimonia funebre, ma Guedè Danseur lo mette in guardia. I Bokor stanno invocando Baron Samedi, il guardiano dei cimiteri, cerimonia che prelude la resurrezione degli zombi: cadaveri viventi che obbediscono stolidamente agli ordini di chi li ha evocati.
Sicuramente quella notte stessa gli zombi saranno scatenati contro la piantagione di O' Keefe. Un'orda inarrestabile che si fermerà solo quando avrà sterminato tutti i nemici.
Zagor però, non vuole sentire ragioni. Convinto che la maggior parte dei mercenari, quando ascolteranno la verità su Ronny Boy, abbandoneranno O' Keefe, è deciso ad andare ad ogni costo alla piantagione.
I tre amici si separano e Zagor e Cico raggiungono la piantagione. Qui ritrovano Bosambo che si è perfettamente ripreso dal veleno degli scorpioni. Zagor racconta tutta la storia del falso rapimento ma nessuno dei mercenari vuole abbandonare O' Keefe, ben contenti di uccidere a pagamento. Anzi, Claude, il capo della banda, era già perfettamente a conoscenza della falsità della notizia.
Zagor non fa in tempo a riprendersi dallo sconcerto che viene colpito a tradimento da Claude e si ritrova svenuto e legato sul fondo della capanna insieme a Cico e Bosambo.
Nel frattempo qualcuno sta arrivando alla piantagione...
Frankie, l'uomo di guardia, irrompe nella baracca dove sono radunati i mercenari e dove sono legati Zagor e gli altri, visibilmente stravolto. Racconta di aver visto una dozzina di seguaci armati di machete avanzare verso di loro. La notizia è accolta con derisione dagli occupanti della baracca. Che minaccia possono rappresentare una dozzina di sconsiderati, armati di machete, contro la potenza di fuoco a loro disposizione?
Frankie però è stravolto per un altro motivo. Le persone che stanno arrivando si muovono in modo innaturale, come automi e, soprattutto, alla loro guida ci sono Tullius e Lorgina: l'houngan e la mambo trucidati nelle ultime scorrerie!
Frankie viene preso per matto o, al limite, ubriaco, ma, quando le prime figure emergono dalla nebbia, gli assediati avranno modo di ricredersi. Man mano che le fisionomie degli aggressori si fanno più definite i mercenari si rendono conto che il loro compare aveva visto giusto. L'orda che si sta avvicinando è formata dagli uomini e le donne che loro stessi avevano ucciso senza pietà durante le ultime incursioni.
Le urla e le esclamazioni di sconcerto svegliano Zagor ancora legato sul fondo della capanna. Cico gli riassume gli ultimi eventi e subito dopo inizia il massacro!
Gli uomini all'interno della baracca iniziano a sparare, dapprima con calma, freddezza e sicurezza e poi, quando si accorgono che i proiettili attraversano i corpi di quegli sventurati senza che loro neanche se ne accorgano, con smania e sgomento.
Gli zombi avanzano lentamente ma sono inarrestabili. Ben presto chiudono loro ogni via di fuga incalzando da porte e finestre. I primi mercenari cadono sotto i colpi del machete e i morti viventi irrompono nella baracca. Davanti agli occhi esterrefatti di Zagor, Cico e Bosambo gli spietati assassini cadono uno dopo l'altro. L'ultimo a rimanere in piedi è proprio O' Keefe, che scompare sotto i corpi degli zombi, che sfogano su di lui la rabbia vendicativa di chi li controlla.
Terminato l'eccidio, gli zombi si accorgono dei tre uomini impotenti legati sul fondo della baracca. Si avvicinano, sollevano i machete pronti a sferrare il fendente decisivo, ma poi abbassano le armi e si allontanano in una muta processione. Passato il pericolo arriva Guedè Danseur, che libera prontamente i prigionieri. Spiega che i Bokor che controllano gli zombi sono in grado di vedere attraverso i loro occhi e hanno capito che loro tre non facevano parte della banda.
Dopo aver dato fuoco alla baracca e semplificata qualsiasi indagine della letargica polizia del posto, gli amici si separano. Zagor e Cico si dirigono verso Port-Au-Prince per cercare un imbarco verso l'America. Mentre Guedé Danseur si offre di ospitare Bosambo, per insegnarli come Haiti si sia liberata dalla schiavitù e il dominio delle potenze straniere, in modo che lui possa portare il prezioso insegnamento nella sua piccola patria di Britannia.
NOTE: altro gioiellino della produzione nolittiana perfettamente sostenuto dai disegni di Bignotti, incredibile soprattutto nella fase finale con la raffigurazione degli zombi per quello che sono: corpi senza vita e senza emozioni, animati dalla volontà inesorabile del bokor.
Non è solo Zagor ad essere stordito dai continui stravolgimenti della verità ma anche noi lettori. Per simpatia siamo tutti dalla parte dei nativi massacrati dalla furia di Ogùn Inglès, ma continuamente l'autore ci insitlla il dubbio coinvolgendoci nella lettura.
La sferzata finale è rappresentata da Guedè Danseur. Troppo simpatico per essere un cattivo. Ma anche questa concessione ci viene fatta penare. Guedè prima di mostrarsi per quell'imbroglioncello che è, spazza via senza complimenti i due mercenari con una furia negli occhi tutt'altro che simpatica. Anche in questo caso l'espressività dei disegni di Bignotti è magistrale.
La sequenza di eventi è frenetica e ininterrotta e l'atmosfera magica dell'isola disturbante e fuorviante.
Una storia che insegna che si possono raccontare eventi passati senza flashback ma con dialoghi veloci e interessanti che sono vivi e non didascalici.
RIASSUNTO DEI SINGOLI ALBI:
Zagor 92 - Zagor 93 - Zagor 94 - Zagor 95