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Vecchiaia, un processo reversibile?

di Silvia Sorvillo

Stati Uniti, una terapia rivoluzionaria per sconfiggere l'età
L'esperimento cominciato sulle scimmie è stato esteso ai malati di Alzheimer

dal quotidiano Ultime Notizie. 22 ottobre 1999

SAN DIEGO. Le cellule nervose invecchiano ma non muoiono. Questa scoperta, che ha rivoluzionato il vecchio dogma scientifico secondo cui dopo i 20 anni ogni giorno il cervello perde 10.000 neuroni, è stata confermata da Mark H.Tuszynski, un ricercatore dell'università di La Jolla, California.
Tuszynski ha eseguito un intervento di terapia genica (inserzione di un gene "sano" per sostituirne uno malato o mutato) sulle cellule nervose di quattro scimmie anziane. Lo scopo dell'esperimento era di riportare il numero delle cellule nervose degli anziani primati più vicino al valore di quando gli animali erano giovani.

Per raggiungere questo obiettivo, lo scienziato californiano ha inserito il gene per il fattore di crescita dei nervi (Ngf) nelle cellule e poi le ha reintrodotte così "potenziate" nelle scimmie. Fino ad oggi, il processo di invecchiamento era stato associato alla morte e alla degenerazione di un certo numero di cellule nervose (neuroni) che risiedono nella corteccia cerebrale e nell'ippocampo. La corteccia, che presiede le funzioni superiori, è la "materia grigia" vera e propria; l'ippocampo è la regione che regola fra l'altro il senso del gusto e dell'olfatto.

mappa cervellodove colpisce la vecchiaia
con il trattamento c'è un recupero del numero e delle dimensioni dei neuroni

All'università di La Jolla, oltre a rinfoltire il numero dei neuroni, sono riusciti anche a rinvigorirne la taglia. Tuszynski ha scoperto che le cellule nervose colpite nell'invecchiamento non muoiono ma si atrofizzano; inoltre, a "sfiorire" non sono le cellule dell'ippocampo e della corteccia, ma quelle della base del cervello. Ha detto Tuszynski: "Queste cellule sono i controllori di volo del cervello. Sono sulla "terra", nella zona più profonda del cervello, ma sorvegliano le attività delle cellule sovrastanti, quelle della corteccia, e il flusso di informazioni che orbita da quelle parti".
Ed è in questa zona che, durante l'invecchiamento, il 40 per cento delle cellule muore ed il restante 60 per cento riduce le proprie dimensioni. Con l'esperimento di terapia genica, questo non accade più. Il numero delle cellule viene riportato al 92 per cento e le dimensioni recuperano fino al 3 per cento.

Gli effetti sulle capacità cognitive e sulla memoria sono attualmente in fase di studio su un altro gruppo di scimmie. Per ora i risultati sono stati cosi promettenti, tanto che lo stesso ricercatore ha chiesto alla Fda (Food and Drug Administration) la possibilità di sperimentare la tecnica anche sui pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Il gruppo di studio, in fase I (in cui si testa l'innocuità del trattamento), coinvolgerà un numero ristretto di malati. Secondo Tuszynski, però, servirà altro tempo per mettere a punto il trattamento e, soprattutto, per scoprire quanto dura l'effetto di questa nuova terapia.

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Scienzità è stato realizzato da Silvia Sorvillo e Vittorio Sossi