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Le pagine sui fumetti in rete| cronologie e schede | Volto Nascosto

Scheda sul numero 12 in edicola di Volto Nascosto

scheda realizzata da Vittorio Sossi
ATTENZIONE: nelle sinossi troverete la trama della storia.
Le immagini sono proprietà dei rispettivi autori, sempre indicati, e utilizzate solo a scopo informativo.

Copertina
copertina di Massimo Rotundo
			© Sergio Bonelli Editore

Volto Nascosto n 12

collana: Volto Nascosto (miniserie 12 di 14)

periodicità: mensile

Data Uscita: settembre 2008

pagine: 100 (94 tavole)

prezzo: 2,70 euro

Titolo:
la liberazione

Storia:
capitolo 12: dove si narra di come Ugo riesca a riportare Vittorio in patria e di come Volto Nascosto li perseguiti a distanza

editore: Sergio Bonelli Editore

Articoli: '800

copertina di Massimo Rotundo
© Sergio Bonelli Editore

La Storia

la liberazione

autori: Gianfranco Manfredi storia, Alessandro Nespolino disegni, Riccardo Riboldi Lettering

Personaggi (in ordine di apparizione): Ugo Pastore Giovane contabile, Vittorio de Cesari tenente e prigioniero italiano, Danshen guerriero etiope, Ekedi ragazzo etiope, Moltedo tenente e prigioniero italiano, Albertone generale e prigioniero italiano, Cirillo Macaire monsignore e inviato del papa, Antonio prigioniero italiano, Menelik II sovrano etiope, Mohammed spia di Volto Nascosto, Taitù regina etiope, Volto Nascosto ribelle etiope, Iohannes prete, Predoni banda che attacca il vescovo Macaire, Marta crocerossina, Wolde capo delle guardie di Taitù, Ras Vorcù capo etiope e trafficante, Giuseppe Latorna prigioniero italiano, Nasibù predone

Sinossi

la liberazione

capitolo 12: dove si narra di come Ugo riesca a riportare Vittorio in patria e di come Volto Nascosto li perseguiti a distanza

Danshen, un guerriero etiope, scorta Vittorio al suo nuovo alloggio forzato: un villaggio alla periferia di Addis Abeba. Ugo teme il peggio, ma Vittorio è tranquillo. Ugo tenta allora di parlargli di Matilde, di come attende con ansia sue notizie, ma il giovane ufficiale continua ad accampare scuse e non sembra voler sapere proprio più niente della gentildonna romana.
Ugo torna nella capitale e continua la sua meritevole opera di lettore-scrittore di lettere per i prigionieri italiani, per la maggior parte analfabeti.
La missiva indirizzata ad un certo Antonio di Pompei lo conduce alla lussuosa dimora del generale Albertone, dove il giovane militare presta servizio.
Il generale è a colloquio con un legato pontificio, il vescovo Cirillo Macaire, che si illude di poter convincere Menelik II a liberare i prigionieri italiani semplicemente facendo leva sul suo spirito cristiano e sulla venerazione del sommo pontefice.
Il suo ottimismo si scontra però con lo scetticismo di Albertone e Moltedo. I due sono convinti, non a torto, che l'unica cosa che si possa barattare con la liberazione sia un bel mucchio di quattrini. Anche se da Umberto I e dal governo italiano non arriva alcun segnale a riguardo.

Ugo, dopo aver letto la lettera ad Antonio davanti ad un pubblico di soldati commossi, scoraggiati e depressi, torna da Vittorio. Moltedo ha insinuato il sospetto che l'intraprendente ufficiale abbia solo finto di gettare la spugna e si dimostri così dimesso per sorprendere i carcerieri e tentare la fuga.
In effetti al suo arrivo, Ugo trova il tukul vuoto. Ma Vittorio non ne ha approfittato per fuggire; si è solo appartato con una giovane etiope con la condiscendenza dei suoi carcerieri. Ancora una volta qualcosa stride. Vittorio, presentatogli come un carcerato allo stremo delle forze, sembra invece godere di una grande libertà e di molti privilegi. (questo ci era già stato mostrato nel numero 8)

Nel frattempo l'udienza concessa da Menelik II al legato pontificio si conclude con una sottile umiliazione di quest'ultimo. Anche se scopriremo subito dopo che Menelik è turbato dall'interferenza dello stato pontificio in una trattativa diretta con il governo italiano.
è Taitù che chiede ad Ugo il significato della mossa diplomatica. Perché tutti sembrano interessati alla liberazione dei prigionieri italiani, scopriremo più tardi che anche la croce rossa e altre diplomazie si stanno muovendo in questa direzione, tranne proprio lo Stato Italiano?
Ugo non ha dubbi. L'Italia non può e non vuole pagare l'ingente riscatto richiesto, dieci milioni di lire! Sarebbe un grave e pericoloso precedente diplomatico ma sicuramente non chiederebbe mai l'intercessione dello stato pontificio, dato che è ancora fresca la ferita di Porta Pia.
Taitù evidentemente riferisce a Menelik e quest'ultimo ci mette un attimo a liquidare e a rispedire in patria il legato pontificio, più un fastidio che altro. Non prima però di un'ennesima umiliazione per il generale Albertone. Il soldato Antonio, la lettera del quale Ugo aveva consegnato a Taitù per sensibilizzarla sulla condizione dei prigionieri, può tornare in patria.
Ovviamente lo spocchioso vescovo Macaire si rifiuta di riportare in italia un così magro bottino e decide di partire da solo con i due pretini di accompagno.

Vittorio sembra rianimarsi. Sfrutta l'occasione per convincere Taitù ad affidare a lui ed Ugo un drappello di scorta allo sconsiderato prelato, la cui pista si inoltra in un territorio di predoni. Il vescovo confida nella croce per la salvezza del suo corpo, (ma la croce salva l'anima e non il corpo...).
Fortuna vuole che Vittorio, Ugo e lo sparuto drappello raggiungano i tre prelati in viaggio prima che i predoni li scannino.
Vittorio è di nuovo trasfigurato dalla battaglia e si batte come un leone, rischiando sconsideratamente la vita.
Ma non sarà la sua abilità e il suo coraggio a salvargli la pelle. Volto Nascosto, stanco e debilitato, ha accettato l'ultimo incarico di Taitù: salvare gli italiani.
Indispettito dal risvolto della battaglia, in un nugolo di polvere, Vittorio vuole chiudere una volta per tutte la tenzone d'onore con il valoroso etiope, ma quello che gli resta fra le mani è solo il mantello e la maschera d'argento di Volto Nascosto.

Alla fine della battaglia arriva finalmente la scorta ufficiale fornita da Menelik con due importanti novità: il soldato Antonio sarà il comandante della spedizione e il vescovo Macaire, che aveva rifiutato di riportarlo in patria, dovrà obbedire ai suoi ordini se vorrà arrivare sano e salvo.
Vittorio con la sua azione si è meritato sul campo la libertà e può tornare in Italia.

Ugo è felice della conclusione della missione, ma sulla nave che li riporta a casa, si rende conto che l'incubo della guerra e della prigionia ha decisamente cambiato il suo amico.
Vittorio è instabile e continua a pensare a Volto Nascosto. E i suoi incubi sembrano materializzarsi: Ugo vede il predone etiope sulla tolda della nave...
Alla fine Ugo si decide a tagliare i ponti con l'esperienza etiope: strappa il suo diario di viaggio, un resoconto emozionato dell'incontro con il fascinoso e misterioso personaggio. Basterà a cancellare per sempre l'ombra di Volto Nascosto dalla sua vita e da quella di Vittorio?...

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