Il nome di Ultor mi ricorda con dolore una delle imprese più sfortunate della mia carriera di ingegnere ferroviario. Mi trovavo sui monti Catskill e avevamo avvitato gli ultimi bulloni della Blue Sky Railway, che vantava fra gli altri primati quello di essere allora la linea di alta montagna che si inerpicava a quote più elevate. Fu in quella occasione che rividi Zagor e Cico da tanto tempo lontani.
Fin da quando mi aiutarono a risolvere il problema legato alla Maschera Bianca al cantiere di Rolling Town.
Dopo gli abbracci e i saluti di rito si unirono anche loro alla festa
e attendevamo con ansia l'arrivo di Betsy Lou, la locomotiva
che aveva rodato il tronco ferroviario.
Io fingevo leggerezza d'animo ma ero preoccupato. Proprio a causa di Ultor.
Mi erano arrivate molte minacce attraverso lettere minatorie lasciate
da mano sconosciute e da corpi che non lasciavano tracce sul terreno.
Minacce che mi imponevano di pagare un ricatto da ventimila dollari
perché il viaggio inaugurale della ferrovia andasse a buon fine.
Tanto da convincermi a ad assoldare un paio di investigatori privati,
Irving Baker e Jerry Stanovich: quelli che ritrovammo
riversi sui sedili con i petti squarciati, all'arresto della sferragliante
Betsy Lou.
Due
uomini in gamba, due volpi del mestiere sorpresi come due pivellini.
Trucidati prima che potessero mettere mano alle pistole. Con i volti
contratti nell'orrore.
Cosa avevano visto di tanto terribile da congelarli sul posto?
Il macchinista, Buddy, fortunosamente ancora vivo, era in uno
stato di torpore mentale tanto da non ricordare nulla. Ripeteva solo
una frase inquietante: è il castigo di Dio. All'infinito.
All'improvviso quel cielo azzurro dei monti Catskill, mi sembrò
nero come pece.
Speravo in un aiuto di Zagor, ma lui aveva già un impegno
con un capo Munsee: Miwok. Solo alla fine della vicenda
quando i miei due amici tornarono da quella terribile esperienza seppi
che le due minacce erano collegate...
Quella
notte Zagor e Cico si fermarono da me in tempo per ricevere un nuovo
avvertimento del misterioso ricattatore.
Un vero e proprio ultimatum che mi gelò il sangue. Ma non potevo
accettare. Non si può mai assecondare un ricatto per non essere
schiavi a vita. Dovevo assolutamente raggiungere Sterling per
informare i finanziatori dell'opera. Il fatto di aver riempito il treno
di uomini armati fino ai denti mi rassicurava. Ancor di più il
fatto che Zagor aveva accattato di usufruire di un passaggio
fino al Sunset Canyon da dove avrebbe potuto più celermente
raggiungere l'accampamento Munsee.
Tutto
andò liscio fino al ponte sul White Creek, anche se devo
ammettere il servizio d'ordine era di gran lunga inferiore a quello
che avevo sognato.
Prima del ponte, dicevo, il treno iniziò gradatamente a rallentare
sulla leggera salita.
Ci affacciammo ai finestrini e guardammo con orrore la povera Betsy
Lou che, a tutta velocità si fiondava sul ponte che era stato
squarciato a metà, fino a precipitare rumorosamente nel torrente
di montagna.
Inutile dire che eravamo in preda allo sconcerto. Nessuno avrebbe potuto
avvicinarsi senza essere visto. Da nessun lato. All'improvviso guardammo
in alto. Sul tetto di un vagone avrebbe dovuto esserci Buster
appostato, con un'ampia e totale visuale.
Zagor
si arrampicò come un gatto e trovò il pover'uomo dilaniato
da una un'arma appuntita come i due investigatori.
Ultor ci aveva gabbato. Ma come!? Il dubbio mi torse lo stomaco
per molti notti fino a quando Zagor e Cico, di ritorno
da una spaventosa avventura non mi portarono la risposta.
Ultor era un uomo alato!
Il creatore di una nuova razza di uomini. Questa era l'ambizione di Prometeus. Uomini puri. Per condurre l'umanità in un nuovo cammino di pace e armonia. Del suo vero nome e della sua storia non si sa molto; se non quello che lui stesso raccontò a Cico nella loro breve prigionia condivisa. La sua lunga attività come medico nell'esercito, la vista dei corpi offesi, martoriati e smembrati dei soldati, la testimonianza bruciante di tutte le sofferenze che l'uomo somministra ai suoi simili, avevano generato in lui un totale senso di rifiuto per ogni forma di violenza e di guerra.
Isolato
,
rivolse tutti i suoi sforzi ad impedire che simili empietà
potessero continuare a perpetrarsi. Dopo i corpi, Prometeus
si era rivolto a indagare le menti e a liberarle dallo scomodo fardello
della violenza e della sopraffazione.
Il suo lavoro intenso lo premiò con la sintesi di un siero
miracoloso che consentiva a timidi erbivori e feroci felini di vivere
gli uni accanto agli altri, in armonia.
Forse quest'uomo geniale e turbato sarebbe riuscito nel suo intento
e noi tutti avremmo potuto beneficiarne; ma un serpente si insinuò
nel suo paradiso: Ben Stevens, il re delle aquile. Salvato
dalla morte.
Il confronto fra l'indole positiva e votata al bene dell'uno e la
pulsione violenta e vendicativa dell'altro si risolsero a favore di
quest'ultima. Ancora una volta Stevens non riuscì a
cogliere l'offerta di redenzione.
Davanti
ai risultati sorprendenti della ricerca di Prometeus Stevens
vacillò per un momento: forse quel sogno fantastico fece breccia
per un attimo nel suo cuore. Ma come un fantasma della sua passata
malvagità Ayala, festante, si frappose fra i due, dividendoli
per sempre.
La capacità di comunicare con i rapaci risvegliò un'utopia
scartata da tempo in Prometeus. Il suo antico sogno, la sua
ambizione innominabile di creare una razza di uomini alati. Custodi
silenziosi e autorevoli della nuova società che si accingeva
a creare.
Ma dall'altra parte nella mente di Stevens tale notizia si
concretizzava in un disegno criminoso: una razza di uomini alati sarebbe
stata un'arma invincibile nelle sue mani.
In
quella specie di formicaio che era il rifugio eremico di Prometeus
iniziò un'ambigua alleanza e le aquile radunate da Ayala
si sacrificarono per il progetto.
Con alacrità lo scienziato si gettò nel suo lavoro insieme
al suo aiutante Sey Bee e era giunto il giorno di sperimentare
gli innesti alari su una cavia umana.
Con
somma gioia Stevens si adoperò per perpetrare la
sua vendetta sulla vicina e ignara tribù di Miwok che
mai e poi mai immaginava il ritorno di quella minaccia sepolta nel
tempo.
Il caso scelse Nezda un giovane Munsee dal fisico scattante
e possente. Nezda fu trasformato in Ultor: il vendicatore
alato. Il primo della razza degli angeli apportatori di pace o dei
demoni somministratori di vendetta.
Il ragazzo fu educato da Ayala alla vita dei cieli. Il grande
giorno era atteso da tutti con trepidazione: sia protagonisti che
comprimari.
La meraviglia si impadronì degli astanti quando, dal suo picco
inaccessibile, la giovane chimera alata fu gettata nel vuoto e ne
risalì, padroneggiandolo con le sue possenti ali.
Ma qualcosa si era rotto nella
sua mente. Non era più in grado di parlare e la sua aggressività
invece di diminuire era aumentata. Stava diventando incontrollabile.
Il sogno di pace di Prometeus si era infranto contro le limitazioni
della sua scienza. Ma Stevens non era per nulla turbato da
questi sviluppi. La sua legione degli angeli non doveva portare
pace, ma vendetta e potere. E più era limitato il loro raziocinio
maggiore sarebbe stata la sua presa su di loro!
Prometeus si rifiutò di continuare la sua opera e finì
rinchiuso. Privato di ogni sorta di sostentamento, lì rimase
finché non giunse il messicano a fargli compagnia. I due riuscirono
a fuggire da quella prigione di tufo e ad impedire che l'ignominia di
Stevens, folle al punto da rizzarsi su un trono per assistere
alla morte del suo odiato nemico, si realizzasse.
Prometeus pagò a caro prezzo la sua ribellione contro l'alleato ma riuscì in un ultimo assalto di forze ad impedire che la sua creatura pura e incorrotta, si infangasse di odio e violenza. Fu costretto ad uccidere Ultor, che morì nel sole come un novello Icaro punito per la ribellione al suo creatore.
Con
un certo dispiacere Zagor e Cico dovettero abbandonare
Robson ai suoi problemi. L'appello di Miwok suonava troppo
disperato per posticiparne la risoluzione. Fu così che i due
amici abbandonarono la Betsy Lou nella tomba fluviale e gli amici
per inerpicarsi sui monti Catskill.
Giunsero nel villaggio in piena notte. Le tende erano deserte, non c'era
traccia di vita e tutto era stato abbandonato in fretta.
Il terrore si impadronì del piccolo messicano tormentato da figure di uomini invisibili e vampiri. Anche Zagor si sentiva turbato. Avvertiva il pericolo e il sovrannaturale. Ed in quei casi il suo sesto senso raramente si confondeva. L'incontro tragico con Sareeka, un vecchio e terrorizzato Munsee, che biascicava di uno spirito del cielo, non fece che alimentare quel senso di angoscia. Il mattino fu foriero di luce e di risposte. La verità orribile e stupefacente piombò su di loro dal cielo: un maestoso uomo alato.
Zagor
fu catturato e trasportato incosciente dentro una caverna. La sua pace
carica di pensieri fu interrotta ben presto dall'arrivo di una figura
misteriosa, menomata di una gamba, ma non per questo dall'incedere meno
minaccioso.
La luce illuminò il volto deturpato e trionfante di Ben Stevens:
l'uomo che era precipitato abbracciato alla sua aquila. Il Re delle
Aquile.
Stevens, esaltato dall'avere fra le mani il nemico più
odiato, si profuse in un racconto dettagliato della sua resurrezione,
del salvataggio ad opera di Prometeus e della sua nuova menomazione
che lo aveva trascinato per sempre lontano dalla strada della redenzione.
Il fallimento della sua precedente impresa era dovuto alla abilità
di Zagor, ma anche agli incapaci che aveva scelto come soci.
Stevens in questa occasione aveva voluto limitare al massimo
i danni scegliendo due iene decise e svelti: Ernie Tibbs e Lester
Vogel.
Con
l'aiuto dei due complici aveva ridotto a termini più ragionevoli
Prometeus quando i tarli della coscienza lo avevano fatto vacillare.
E a loro due aveva affidato la grandiosa apparizione di Nezda-Ultor,
trasformato nel corpo e nello spirito e restituito trasfigurato alla
tribù di Miwok.
Stevens aveva bisogno di carne fresca per il suo esercito alato.
Intendeva solleticare l'orgoglio represso dei Munsee con le promesse
incarnate nella potenza di Ultor: avrebbe convinto gli indiani
a dargli altri giovani per proseguire nell'impresa.
Sicuramente
la maestosità della figura alata aveva in qualche
modo scosso i Munsee e serpeggiava l'indecisione. Ma la madre
di Nezda ruppe il silenzio con un urlo di dolore. Quello non
era più suo figlio. Non aveva più nulla di umano. Non
poteva più sentire, riconoscere amare i suoi fratelli e i suoi
familiari. Era un abominio. Il simbolo dell'ennesima sopraffazione dei
bianchi contro il popolo rosso.
Le parole bastarono a scuotere Miwok dal torpore. Ma la ribellione
fu inutile e fatale. Venne trascinato su in alto da Ultor e usato
come ostaggio per la consegna di dodici giovani indiani. Solo per essere
precipitato fra le rocce del torrente appena i malvagi si erano allontanati.
I
piani di Stevens naufragarono contro la ostinata ribellione di
Prometeus e contro la reazione di Zagor che uccise i due
sgherri.
Ma Stevens aveva pensato a tutto e costrinse Zagor ad
entrare in un anfiteatro dalle pareti inaccessibili, aperto al cielo,
uno spazio aperto dove Ultor con la sua affilata lancia avrebbe
avuto gioco facile nel sopraffarlo.
In questo non aveva torto. Ma non aveva calcolato l'intervento di Prometeus che distrasse la sua sfortunata creatura e consentì a Zagor di trafiggere Stevens con la lancia del vendicatore. Ironicamente il Re delle Aquile morì con l'illusione che la sua vendetta si sarebbe consumata. Mentre Zagor veniva trascinato in cielo da Ultor, Prometeus impedì che la sua creatura si macchiasse di una simile infamia.
Ho interpellato nuovamente i due luminari della scienza per sapere che cosa ne pensassero della possibilità di creare un uomo alato. Con la loro consueta disponibilità mi hanno prontamente risposto nonostante in questo periodo siano oberati dal lavoro di revisione di un libro di scienze di un certo Darwin e un giovane studente Wallace.
Professor Kruger. Lei ha ascoltato l'incredibile storia che le ho narrato. Secondo lei è possibile trapiantare dalle ali di un'aquila sul corpo di un uomo?
Caro amico. La risposta a questa domanda è difficile. Da un punto di vista meccanico e fisico ali di una certa estensione potrebbero reggere una corporatura agile e magra, per sfruttare le correnti ascensionali. Lo sforzo di sollevarsi in volo dovrebbe essere però mostruoso e impossibile per una muscolatura umana. Del resto potrà essere più chiaro il mio collega Mayer che si interessa di anatomia comparata...
Allora Mayer cosa mi dice?
Ach. Ya. I dati a disposizione sono veramente limitati. Tutto questo mi sembra Wunderbar, meraviglioso. Non bisogna dimenticare che le ali degli uccelli sono strutture omologhe ai nostri arti superiori... o
Potrebbe essere più chiaro? In parole semplici. Intendo.
Banalmente le nostre braccia e le ali degli uccelli sono la stessa cosa. Solo che gli uccelli le hanno modificate per librarsi in aria. Per cui condividiamo pressappoco gli stessi punti di ancoraggio alle ossa e gli stessi muscoli che sono stati modificati nel tempo. Per cui, se Prometeus ha semplicemente aggiunto due arti aggiuntivi ai preesistenti, inevitabilmente ha dovuto compiere un incredibile lavoro di modificazione delle ossa e dei muscoli; nonché dei collegamenti nervosi. Ha dovuto modificare l'intero cingolo scapolare. Ma le ali erano attaccate sulla schiena quindi è un lavoro completamente diverso, che va oltre le mie conoscenze. Unglaublich. Ya. Sarebbe stato più immediato sostituire le braccia del ragazzo con le ali...
Perché Nezda ha subito quei danni cerebrali?
Ci stavo arrivando. Il cervello e le comunicazioni nervose hanno dovuto subire pesanti modifiche per imparare a muovere due arti supplementari. Per cui è probabile che delle aree del cervello che prima erano dedicate alle funzioni cognitive e del linguaggio siano state sostituite dalle nuove necessità. L'arte del volo è tremendamente difficile ed è stata affinata nell'arco di milioni di anni; per cui il ragazzo è stato forzato ad imparare qualcosa per la quale sono necessari anni di evoluzione. Era inevitabile ci fosse uno scompenso da qualche altra parte.
Evoluzione. In che modo si riferisce alla scienza.
Ne saprà di più fra qualche anno quando uscirà il libro di Darwin. Ist Wunderbar. Auf wiedersehen.
Il vendicatore Alato di | |
disegni | Gallieno Ferri |
storia | Guido Nolitta |
Ultor | |
scheda | Vittorio Sossi |