Ecco il primo cuore a pile
II cardiochirurgo Gabriele Bombardieri: "E' una nuova speranza per migliaia di pazienti".
Impiantato in Germania. Ha una batteria al titanio
Dal quotidiano Ultime Notizie. 29 ottobre 1999
ROMA. Il cuore? Ora può essere anche a pile. Non è uno scherzo. Il professor Reiner Koerfer ha eseguito, nel centro di chirurgia cardiaca di Bad Oyenhausen (Germania), il primo impianto di un organo artificiale che potrebbe ridare speranza a milioni di malati di cuore. Al paziente, un uomo di 65 anni, è stato sostituito il suo "vecchio" e malato ventricolo con "Cuor di leone", un apparecchio sofisticatissimo e "inossidabile", che si ricarica mediante una pila al titanio. La pompa, ideata negli Stati Uniti, pesa 1 chilo e 600 grammi. È collegata ad una cintura addominale, che trasmette l'energia necessaria al funzionamento dell'organo artificiale per via cutanea.
Il paziente, che ha superato brillantemente l'intervento, può separarsi dalla cintura per non più di trenta minuti (ad esempio, per fare una doccia). Ne abbiamo discusso con il dottor Gabriele Bombardieri, cardiochirurgo presso l'Università Cattolica di Roma.
Intervista al dottor Gabriele Bombardieri
Cosa ne pensa di questa nuova tecnica chirurgica?
È un grosso passo avanti nella terapia delle protesi, che possono essere monoventricolari o biventricolari. Fino a ieri, il cuore artificiale era stato utilizzato solo come fase preparatoria al trapianto cardiaco, cioè come sostituto d'emergenza.
Perché, ci sono delle controindicazioni?
Dopo l'intervento è necessaria una terapia anticoagulante per evitare una crisi cardiaca o cerebrale. Questo vuol dire dover prendere farmaci per sempre. Inoltre, data la novità dell'esperimento, non ci sono ancora dati sulla durata della vita di un paziente che ha subito l'intervento.
Qual è la situazione nel nostro Paese?
Nell'Italia centro-settentrionale ci sono delle buone strutture, come il Policlinico Umberto I di Roma. Nel sud, l'unico centro attrezzato è a Napoli. Il numero dei trapianti, in Italia, si aggira intorno ai trecento all'anno. Con il cuore a pile molte persone potrebbero avere una nuova speranza.
Intervista Parla Claudio Pragnola, cardiochirurgo
Una tecnica da migliorare
ROMA. Claudio Pragnola è ricercatore e aiuto-cardiochirurgo presso l'Università Cattolica di Roma.
Come va la ricerca cardiochirurgica nel mondo e che cosa ci propone di nuovo?
Le nuove tecniche seguono varie linee di ricerca. Ne sono esempio gli impianti artificiali come quello effettuato in Germania; oppure gli xenotrapianti, attraverso i quali organi di altre specie vengono trapiantati nell'uomo. Ma ci vorranno almeno altri dieci anni per realizzare un cuore completamente impiantabile.
L'intervento fatto in Germania, allora, non è così straordinario?
A Berlino studiano da 30 anni questa procedura. Ma non illudiamoci. Per ora di questo tipo di intervento potranno beneficiare solo pazienti molto gravi, le cui prospettive di vita sono limitate.
Sono in fase di studio nuove tecniche?
Penso alle "assistenze ventricolari definitive", cioè a strutture che si impianteranno su pazienti il cui ventricolo è molto malato e che non possono essere sottoposti a trapianto.