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Osservazioni
Un uomo schiavo della propria ambizione è destinato a diventare l'ombra di se stesso.
 
 
 
 
lotta con se stesso
(Barbati-Ramella)
inarrestabile
(Barbati-Ramella)
cacciatore
(Barbati-Ramella)
letale
(Barbati-Ramella)
Correlazioni
apparizioni
  • N°18 la minaccia di Senza Paura
Senza Paura

Senza Paura era un grande guerriero.
Su di lui si narravano imprese eroiche.
Senza Paura un giorno scalò la montagna e osò arrivare dove nessun uomo era arrivato e forse dove a nessuno era concesso arrivare. Perse la sua ombra e la sua completezza e l'ammirazione si tramutò in sospetto e l'adulazione in diffidenza.

Scese nel regno delle ombre perenni per recuperare quello che aveva perduto e lottò con la sua stessa ombra.

Uno solo dei due contendenti si risollevò dallo scontro.

Che differenza c'è fra coraggio e ostentazione? Fino a che punto la sfida non diventa un'ossessione? E quando accade che cosa resta dell'uomo se non l'ombra di se stesso?

Deliziosa parabola indiana, non so se è un racconto vero o inventato da Manfredi, sulle insidie della gloria. Senza Paura era un uomo giusto... Inizia così questo numero di Magico Vento. Un uomo giusto la cui sete di gloria non si placava mai, un uomo che non riusciva a tracciare i suoi limiti e si illudeva di poter raggiungere la perfezione.

La sua bramosia lo abbandonò e si incarnò nella sua ombra che lo lasciò solo e vuoto, infastidita dalla sua umanità imperfetta. Ma quando Senza Paura scese ad affrontare il suo peccato perse e di lui non restò altro che un individuo spietato, dissennato e ossessionato dalla ultima e più grande sfida: uccidere l'Alce Sacro. L'oggetto del suo desiderio si era congiunto con lui in una intimità tale che quando nel primo scontro perse la sua mano, irrimediabilmente fratturata, la sostituì con delle corna di cervo: le sue prede.

Ormai Senza Paura non era più un uomo. Non aveva più sentimenti. Non aveva più sogni. Il suo sogno di perfezione si era tramutato in un incubo dal quale non riusciva a destarsi e si era incarnato nell'Alce Sacro. Il guerriero si illudeva che la morte dell'Alce, infrangere l'ultimo tabù, gli avrebbe restituito la sua umanità e distruggeva chiunque si frapponesse fra lui e la sua preda. Esseri umani possibili avversari, o poveri cervi surrogati della sua brama.

Anche le sue ultime parole, mentre moriva colpito da magico vento non sono altro che l'espressione di una fissazione: Come è possibile... io ero il migliore... Ora ti vanterai... Tutti sapranno che mi hai battuto.

Senza Paura non era consapevole di essere stato sconfitto molto tempo prima. Quando la sua ossessione si era impadronita per sempre di lui, lo aveva imprigionato e aveva lasciato vagare, fantasma, la sua ombra...

Vittorio Sossi

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