Dopo l'algida comunità svizzera del numero 60 e la multirazziale di George Washington Cochran dei nn° 56-57, ancora un'altra cittadina atipica. Come quella di Cochran anche Freedom ha un fondamento storico ed è ispirata alla vita di Josiah Warren (al quale è dedicato il numero della Gazette).

Freedom è una comunità libera dalle regole capitalistiche. Il denaro non è ammesso e tutti devono contribuire alla prosperità del paese. Devono. Per cui il rovescio della medaglia è che a Freedom nessuno riceve qualcosa per nulla (è così dappertutto del resto) e le regole democratiche e autarchiche si trasformano in rigide quasi dittatoriali.

Le leggi di Freedom sono amministrate dal suo creatore, Daniel Dixon: sulla carta ammiratore di Warren, ma con un passato di ex-galeotto. Fino a quando gli interessi personali non interferiranno con il bene della comunità?

Poe vuole andare a Freedom per dimostrare a Magico Vento che anche i bianchi, quando vogliono, sono in grado di liberarsi dal demone del profitto e del consumo e imboccare strade alternative e armonizzate con la propria natura.

Magico Vento vuole andare a Freedom perché non condivide la cieca fiducia di Poe ed è preoccupato che l'economia della città, basata solo sulla caccia, possa depauperare di selvaggina la regione e sfociare in una invasione dei territori di caccia delle tribù confinanti.

Gary Burden, rapinatore ed evaso, braccato dall'amante tradita Linda Sawyer, ripara a Freedom braccato da Jack Spader: un cacciatore di taglie che viene ucciso da Dixon. Burden, che lo ha conosciuto in carcere, non crede alla redenzione e vuole vedere le sue carte.

Magico Vento e Poe scoprono che Freedom non è quel paradiso di libertà che il cartello promette e che la ferrea legge di Dixon, se da un lato permette alla città di prosperare senza denaro dall'altro obbliga gli abitanti ad un subdolo regime che molti di loro non sopportano più.

Alla fine tutto crollerà, rapidamente come un castello di carte, in una sanguinosa sparatoria; nella quale morirà anche Dixon lasciando un'eredità che sta ai suoi discepoli non sperperare.
Vittorio Sossi