Ylenia Varga, contessa di Schassburg era destinata ad una vita felice. Con le mille agiatezze e opportunità che competevano al suo rango, al suo fascino e alla sua educazione.
Nel suo castello dei Carpazi, nel XVII° secolo, Ylenia godeva della freschezza dei suoi vent'anni, indipendente e fiera; tanto da sfidare le convenzioni e innamorarsi di un giovane e talentuoso pittore, Alexander Wallace, che avrebbe sposato; nonostante il clamore che l'unione aveva suscitato nel nobile consesso.
Ma un'ombra si frappose alla sua felicità, oscurandone l'esistenza luminosa. L'ombra seducente del male: un demonio, il vampiro Bela Rakosi, forza distruttrice della vita. Rakosi spense per sempre la felicità di quella giovane fanciulla, la luce le fu negata e la notte, silenziosa e arida nei sensi come nei sentimenti, divenne il suo mondo.
Ma non lasciamoci intenerire dalla cruda realtà di questi fatti. Ylenia Varga fu trasformata in una creatura in tutto e per tutto uguale al mostruoso fattore. Anche se, a onor del vero, il richiamo lieve e doloroso della vita che era e che sarebbe potuta essere, l'ha sempre tormentata, condizionandone a volte le scelte, rivelando una umanità non del tutto sopita.
Fu proprio il comune nemico ha far incontrare Ylenia Varga con lo Spirito con la Scure. Ne abbiamo parlato ampiamente in un altro numero della Gazette e qui mi limiterò a riassumerne i capi essenziali. Ylenia tramava per distruggere Rakosi e, se questo intento poteva essere spontaneamente condiviso da Zagor, una semplice alleanza era comunque preclusa dalla natura dannata della contessa. Ylenia si presentò con un carico di morte e di dolore che ne faceva una nemica per lo Spirito con la Scure, mai un'alleata.
Solo l'odio sembrava l'unico sentimento umano che le fosse rimasto. Anche il fatto che avesse riservato al giovane Manfred Moor, lo stesso trattamento che Rakosi, tempo addietro, aveva riservato a lei non deponeva a suo favore. Comunque, nel momento cruciale, Ylenia non dimenticò che Zagor l'aveva salvata dal freddo abbraccio di Rakosi e lo sottrasse ad una orribile morte nel rogo della casa dei Fairchild.
Ma non coltiviamo l'illusione che la vampira si fosse ravveduta; può mai ravvedersi chi è costretto a servirsi degli uomini per sopravvivere come noi ci serviamo del bestiame?
Ylenia Varga si era allontanata da Blacktown insieme alla sua dama di compagnia Elspeth, una sventurata ragazza che aveva vampirizzato in Ungheria, ansiosa di tornare alla vecchia e misteriosa Europa.
Per il viagggio aveca deciso di sfruttare una nave negriera, la Black Ivory, dopo averne assoggettato l'equipaggio. Ma una tempesta la scaraventò impotente nell'isola di Ninguèn
Aver ragione della primitiva tribù di cannibali Caribe che popolavano l'isola fu un gioco da nulla; di fronte ai suoi terribili poteri gli indigeni non esitarono ad elevarla a loro dea. Ma qualcosa si stava spezzando nella mente tormentata della povera contessa. I conflitti irrisolti della sua vita passata e della sua vita presente. Le due nature si combattevano e il ricordo della sua esistenza felice si faceva sempre più vivido e soverchiante.
Così quando Zagor e i marinai della Glory piombarono per caso nell'isola di Ninguèn, Ylenia non esitò a riconoscere in quel capitano, Alec Wallace, l'incarnazione del suo amore ormai ridotto in polvere. Che la sua supposizione fosse fondata è arduo da sostenere. Fatto sta che la contessa non riusciva più a pensare lucidamente: alternava slanci di generosità umana a perversa e gratuita furia vampirica.
Salvò ancora per la seconda volta la vita a Zagor e, dopo, cercò di ucciderlo, quando lui la costrinse ad affrontare il fatto che avesse scelto per Alec, che diceva di amare, lo stesso terribile destino che Rakosi aveva scelto per lei. Ma Zagor non se la sentì di finirla. La lasciò andare alla deriva sulla nave maledetta di Van Zant, come sarà narrato nelle pagine seguenti.
E, da allora, nessuno ha più sentito parlare di Ylenia Varga...
Avevamo lasciato Ylenia Varga mentre si gettava da una casa in fiamme, salvando Zagor da una morte certa. Di lei non si erano avute più notizie, scomparsa nel nulla assieme alla sua domestica Elspeth. Cosa c'entra quindi una nave fantasma con il nostro racconto e soprattuto con la bella vampira?
L'isola di Hispaniola doveva la sua fama al fascino esotico dei Caraibi, ma era tristemente famosa anche per alcune deplorevoli attività dell'uomo civilizzato. Il traffico degli schiavi. Io sono convinto che prima o poi le nostre coscienze di americani si risveglieranno, per impedire questo sordido e ancor oggi fiorente mercato. Voi penserete che vi racconti ancora una volta di come Zagor si scagliò contro i mercanti di schiavi; come quando liberò Liberty Sam.
Invece, questa volta a stroncare il traffico di schiavi non fu Zagor ma, pensate un po', Ylenia Varga. Non che la contessa avesse deciso di fare ammenda dei suoi peccati con una nuova vita. Piuttosto, terminata la sua vendetta in America aveva deciso di tornare nel suo castello dei Carpazi.
Aveva quindi bisogno di un'imbarcazione. Priva dei suoi servitori umani e senza riferimenti, se non Elspeth, aveva bisogno di una nave che nessuno avrebbe cercato, anzi, la cui scomparsa sarebbe stata accolta con sollievo.
Con Elspeth aveva già individuato imbarcazione e capitano di vascello: la Black Ivory e lo schiavista Van Zant. In una notte che sembrava di buon auspicio per lo schiavista, che aveva portato in porto un buon affare, fecero la loro comparsa Ylenia ed Elspeth. Van Zant nella sua arroganza aveva pensato ad una lunga notte carica di promesse; l'unica promessa che venne mantenuta fu che quella notte per lui non ebbe mai fine!
Da allora si diffuse la leggenda di una nave maledetta, la Nave Nera, per tutto simile alla Black Ivory, ma popolata da un equipaggio di demoni. Ylenia si era sicuramente imbarcata, ma poi? che fine aveva fatto?
Per il solito fato beffardo furono Zagor e Cico a scoprire la verità. Dopo l'avventura a Veracruz, dove avevano rivisto quello sconsiderato di Guitar Jim, si erano imbarcati sulla Paloma di Capitan Vega, per approdare nelle coste americane. Se il capitano era un uomo simpatico e aperto altrettanto non si poteva dire del suo equipaggio.
Gli uomini erano superstiziosi e rozzi, turbati dallo sproloquio di Cico sui mostri marini, mentre Vega stava narrando la leggenda della Nave Nera.
Così quando l'oscura vela comparse all'orizzonte, l'indio Yani non ci mise molto a convincere i suoi compagni ad ammutinarsi e a far tacere per sempre le voci discordanti di chi non era d'accordo.
Ad onor del vero probabilmente quella della Nave Nera era solo una scusa. Yani aveva notato che Zagor aveva pagato con oro puro il viaggio e immaginava chissà quale tesoro nascondesse ancora.
Gli ammutinati dovettero faticare molto per aver ragione dello Spirito con la Scure, ma alla fine costrinsero Vega, Josè, Cico e Zagor alla resa, concedendo loro di allontanarsi su una scialuppa. Ma una tempesta si approssimava... le speranze di salvarsi su quel guscio di noce erano inesistenti.
Gli ammutinati pagarono presto per le loro colpe. La tempesta si accanì sulla Paloma, che divenne ingovernabile, e la spinse proprio in direzione della Nave Nera la cui tetra sagoma si andava gonfiando all'orizzonte; con il gonfiarsi al vento delle onde.
Yani e gli altri poterono finalmente soddisfare la loro morbosa curiosità e saggiare la verità dietro la leggenda. Quando Van Zant e il suo equipaggio arrembarono la Paloma, invulnerabili alle pallottole e assetati di sangue.
Si. Van Zant era diventato un vampiro. Ylenia aveva creato il suo proprio branco. Ma la contessa non c'era sulla Nave Nera. Prima di sapere dove diavolo fosse finita, dobbiamo introdurre un altro gruppo di protagonisti di quella che diventerà una sanguinosa battaglia.
Incrociava quelle acque, alla ricerca delle navi schiaviste, un vascello inglese, la Glory. Il capitano della nave era Alec Wallace, un uomo che avrà un ruolo fondamentale nel dipanarsi degli eventi.
Gli inglesi stavano incrociando vicino ad un isolotto dell'arcipelago delle Vergini: Ninguén. Stavano decidendo se approdare, quando si imbatterono nel relitto della Paloma. In fondo alla stiva quelli che sembravano cadaveri si ridestarono e cercarono di mordere gli uomini di Wallace.
Quelli dell'equipaggio che venivano dalla mitteleuropa indentificarono immediatamente la natura dannata dei marinai della Paloma: anch'essi andati a ingrossare le fila dei non-morti. Wallace rifiutava di credere a quella superstizione, ma si era convinto che Ninguén fosse il nascondiglio degli schiavisti e del più pericoloso di tutti: Van Zant.
Tutti gli attori si stavano avvicinando a Ninguén, quindi. Anche la scialuppa sulla quale si trovavano Zagor, Cico e Vega, José era stato divorato dagli squali, si arenò sulla spiaggia dell'isola. In un punto opposto al veliero inglese.
Vega era rimasto ferito durante l'approdo e necessitava di cure. Zagor lo mise al riparo in una cavità naturale, mentre Cico esplorava l'isola in cerca di qualcosa da mangiare.
Nessuno ne era consapevole ma tutti, chi in un modo chi nell'altro, avevano varcato il confine del piccolo regno della Dea della Luna!
Ninguén era un piccolo isolotto di origine vulcanica delle isole Vergini. Come accadeva spesso a quelle latitudini, popolato da tribù che erano rimaste isolate da tempo, primitive e animiste, facili vittime di falsi dei.
Fuori dalle rotte di navigazione Ninguén poteva in effetti essre un ottimo approdo per le navi schiaviste, ma come scopriremo più avanti, la supposizione del capitano Wallace si rivelò infondata.
Come si stavano organizzando i nostri amici su una terra così inospitale?
Dopo aver portato il capitano Vega in un posto sicuro, Zagor e Cico pensarono a riempirsi lo stomaco con delle noci di cocco. Cico poi si sobbarcò il compito di portarne qualcuna al povero capitano.
La cosa non gli riuscì. Primo perché da buon pasticcione non trovava più la strada. Secondo perché ebbe un incontro sfortunato. Un faccia a faccia con i terribili Caribe: i cannibali che popolavano l'isolotto. Non devo stare a spiegare che, nonostante il piccolo messicano fosse fuggito a gambe levate con la sua proverbiale velocità, senza l'intervento di Zagor sarebbe finito nelle pance degli atletici indigeni.
Ma l'incontro con i Caribe non fu l'unica, eccitante, sorpresa. Il capitano Vega era sparito, presumibilmente portato via dagli stessi Caribe. Seguendo le tracce, giunsero in vista del loro villaggio.
Tamburi battevano minacciosi, mentre Vega veniva depositato su un'altare di pietra. Prima ancora che i nostri amici riuscissero a formulare supposizioni su quella stravagante cerimonia, una figura atipica, una splendida donna dai capelli rossi come i falò che ardevano al centro del villaggio, fece la sua comparsa. Sia Zagor che Cico la riconobbero subito: era Ylenia Varga.
L'assalto di Zagor fu immediato. Conosceva la forza della vampira. Ma mancò il bersaglio e fu sopraffatto e stordito. Cico invece, che aveva cercato coraggiosamente di aiutarlo, fu costretto alla fuga inseguito dai cannibali.
Ylenia si divertì a fare partecipe Zagor del suo nuovo stile di vita. Non era più una contessa ma una dea, anche se i suoi adoratori non avevano i modi della raffinata aristocrazia mitteleuropea. Ma erano giunti placidamente ad un accordo conveniente per ambo le parti.
Lei poteva bere il sangue dei prigionieri, anche dei suoi stessi sudditi che si macchiavano di reati per la primitiva società, prima che questi venissero mangiati dai compagni. Un surrogato della sua vita a corte, dunque. Come lei stessa ribadì: gli aristocratici non hanno sempre succhiato il sangue dei loro stessi sudditi?
Cico correva a perdifiato. Udiva grida selvagge ovunque; in ogni cespuglio e dietro ogni albero. Non sarebbe riuscito a scamparla ancora per molto se non avesse avuto la fortuna di imbattersi nella pattulia inglese di Wallace. Questi con una scarica di fucileria spazzarono via i cannibali.
Gli inglesi, una volta a conoscenza dei fatti, decisero di sfruttare la luce del sole per distruggere le vampire e salvare, se ancora possibile, Zagor e Vega.
La cosa non riuscì per niente. Zagor da dietro le sbarre osservava impotente mentre Ylenia, sebbene in catalessi diurna, si impadroniva della volontà di Alec e di Cico e attendeva con ansia la notte per guardare finalmente negli occhi il capitano scozzese.
Il piccolo messicano è sempre stato dotato di una sensibilità stupefacente riguardo il potere ipnotico dei vampiri. Non si smentì neanche in questo caso. Zagor non fece in tempo a fremarlo mentre richiudeva la porta della cella gettando lontano la chiave.
Ylenia si era convinta che Alec Wallace fosse la reincarnazione del suo amore perduto, ucciso duecento anni prima da Rakosi: Alexander Wallace.
Che questo fosse vero o solo una disperata illusione della vampira non ha importanza. La cosa fondamentale fu che anche Wallace subì la stessa malia e fra i due si formò un legame indissolubile.
Per gli altri questo strano connubio fu un insolito colpo di fortuna. Ylenia si intenerì e li liberò. Zagor cercò di sondare i suoi sentimenti, ma Ylenia era sorda di fronte a quella seconda opportunità di rivivere una passione drammaticamente interrotta.
Forse i nostri amici si sarebbero allontanati lasciando i due amanti in quel regno surrogato, come l'apparente normalità del loro amore. Ma C'era un terzo incomodo. Anche Van Zant era arrivato sull'isola e aveva assalito la Glory, trasformando il suo equipaggio in non-morti.
Occorreva distruggere lui e il suo triste branco di mostri. Zagor guidò la spedizione. Un gruppo composto dagli inglesi sopravvissuti e i Caribe che obbedivano agli ordini della Dea della Luna.
Li sorpresero nel sonno diurno e li giustiziarono, rapidamente e pietosamente; anche se ai loro occhi non poteva essere nascosto l'orrore di quello che stavano facendo a quelli che il giorno prima erano loro compagni.
Se la storia fosse finità lì, probabilmente Ylenia e Alec, sarebbero ancora insieme in quella sperduta isoletta oppure, come era loro intenzione, nel castello scozzese di Wallace. Ma lo stregone Caribe, che si era visto spodestato dall'avvento di quella splendida e crudele dea, era ormai giunto alla conclusione che Ylenia ed Elspeth, non erano altro che delle creature dannate. Potenti ma con i loro punti deboli. Aveva imparato come distruggere i vampiri durante la lotta con il branco di Van Zant.
Aveva imparato che il sole, forse l'unico vero dio, poteva consumare le carni di quei mostri. Bruciarle fino alla consunzione, facendo soffrire ai vampiri le pene dell'inferno.
Ylenia ed Elspeth si risvegliarono legate, esposte alla luna; ma ben presto l'astro amico avrebbe lasciato il posto al sole. Solo il pronto intervento di Alec salvò la bella vampira dalla distruzione.
A bordo della Glory, Ylenia decise che poteva fidarsi del solo Alec. Gli altri, compreso Zagor, avrebbero potuto in ogni momento guardarla per quello che effettivamente era e ucciderla.
Costrinse con l'ipnosi Alec a trasportarla sulla Black Ivory, ormai vuota. Ma la sete di sangue stava diventando insostenibile. Doveva nutrirsi anche a spese di quell'uomo che amava. Zagor le impedì di compiere quest'ultima efferatezza e strappò Alec dalla sua influenza. Ylenia fu sola. Alla deriva sulla Black Ivory. L'ultimo suono che il mare portò fu il suo urlo disperato: Alec ...