Una delle più incredibili avventure di Zagor, uno dei
suoi viaggi più tragici, durante il quale persero la vita molti
uomini coraggiosi, ebbe inizio per una strana bizzarria del caso, sul
Cumberland Plateau, un anonimo altopiano dell'Alabama...
Sulla strada di casa, i nostri due amici vennero aggrediti da un gruppo
di scalmanati, infervorati dall'aggressione subita da uno di loro, inspiegabilmente
assalito in casa da ladri, che avevano portato via solo due barilotti
di vino.
Poi
l'ostilità di una coppia di francesi che aveva subito lo stesso
tipo di assalto. Involata una cassa di eccellente Medoc.
Poi una voce familiare, chiaramente disorientata dall'alcol, in una
lingua sconosciuta, ma non estranea.
Fu così che dietro un cespuglio Zagor e Cico rincontrarono
un amico che pensavano di non rivedere più: il vecchio Guthrum.
In buona compagnia, comunque. Con una trentina di vichinghi. Tutti sbronzi
senza possibilità di ritorno. Erano proprio loro gli atipici
banditi che si accontentavano di trafugare solo casse e botti di vino.
Dopo un bagno rinfrescante Guthrum fu pronto a raccontare del
perché aveva lasciato la Florida.
Le cose all'inizio erano andate molto bene e i vichinghi si erano integrati
nel tessuto sociale, svolgendo alacremente la loro attività di
pesca e commerciando sia con i bianchi che con gli indiani.
Ma
l'arrivo di una comunità di pescatori aveva alterato gli equilibri
e presto dalle scaramucce si era passati al sabotaggio, fino a quando
tutta la flotta vichinga era stata distrutta da un incendio.
Solo allora Guthrum si era reso conto di quanto fossero cambiati
i suoi uomini, (passare il tempo sdraiato al sole e perennemente ubriaco
l'aveva tenuto un po' fuori dal gioco).
I giovani si erano integrati. Alcuni si erano sposati e molti avevano
accettato di buon grado la loro vita di contadini.
Nessuno era disposto a reagire!
Aveva
quindi convocato un consiglio degli anziani, gli unici ancora con qualche
fermento nostalgico, per decidere il da farsi. Dove potevano andare?
Venne in suo aiuto il vecchio Bordir, il più anziano di
tutti, che aveva trovato una vecchia pergamena testimone dell'esistenza
di un'altra colonia vichinga, nell'entroterra del Tennessee,
protetta dalle acque di un lago.
Fondata ancor prima di quella del Vinland, quindi, da Thorwal
perseguitato dal re di Danimarca Sigurd che aveva tentato di
assassinare. La compagnia non era delle migliori in quanto Thorwal aveva
raccolto attorno a sé una masnada di ergastolani.
Inoltre erano passati più di settecento anni dalla fondazione
e le probabilità che la colonia esistesse ancora erano meno che
flebili.
Nuova Vita, questo il nome dell'insediamento, era piena di promesse
ed era la loro unica possibilità. Decisero così di partire
in un viaggio impossibile armati solo della loro tenacia.
Zagor
e Cico augurarono buona fortuna alla spedizione
ignari che ne avrebbero fatto parte anche loro. Guthrum infatti
aveva notato che la presenza del loro amico aveva galvanizzato i suoi
compagni e aveva deciso di assicurarsi la sua presenza anche a costo
dell'inganno! Tanto che poco dopo Zagor sentì un velo
offuscargli la coscienza.
Il furbo sovrano lo aveva drogato. Tanto che lo Spirito con la Scure
si risvegliò solo molte ore dopo, cullato dalle acque del grande
lago.
Ormai era in ballo e, dopo aver strapazzato Guthrum, accettò
l'impresa e navigò con loro fino all'estremità nord dello
specchio d'acqua, dove la distesa azzurra si infrangeva su un grande
contrafforte roccioso.
Dov'era quindi Nuova Vita?
L'esplorazione della costa non portò alcuna novità e il
manipolo di coraggiosi stava per cedere alle lusinghe di Zagor,
ansioso di tornare indietro, quando casualmente, dietro un folto canneto,
Sigurd trova una runa scolpita nella roccia:
Nell'anno quattrocentesimo di Odino un gruppo di figli del popolo
del nord, ha abbandonato le terre delle nebbie eterne e dopo aver attraversato
la grande acqua, sono giunti in questa terra ignota a fondarvi una nuova
colonia.
Ormai non si poteva più tornare indietro: Zagor e Cico
erano incastrati.
Le esplorazioni della costa si moltiplicarono fino a quando fu trovato
un ampio budello che collegava il lago ad un altro specchio d'acqua,
molto vasto, più interno.
Il segreto dell'inaccessibilità di Nuova Vita era dissolto.
Con un enorme sforzo i vichinghi trasportarono le imbarcazioni sull'altro sbocco della galleria e si accingevano a prendere di nuovo acqua; quando Zagor pronunciò un oscuro ammonimento. Sulla strada per Nuova Vita li avrebbe attesi una prova terribile e mortale...
... Il suo innato sesto senso aveva ancora colto nel segno. Quel lago interno era stretto fra due rive desolate dalle quali si sprigionavano delle esalazioni mefitiche, che richiamarono il ricordo ancora bruciante della spedizione lungo il fiume Tallapoosa, insieme a Homerus Bannington.
E subito la gioia e l'eccitazione si tramutarono in orrore e disperazione. Dal lago uscì uno spaventoso serpente che gettò i vichinghi nel terrore. Una delle creatura più spaventose nella loro mitologia di uomini di mare: un Kraken. Il gigantesco rettile mieté le sue vittime prima che Zagor, con furia selvaggia, riuscisse a fermarlo. Una nave andò persa trascinata a fondo dalle spire del rettile agonizzante. E cosa ancora più terribile quel serpente di mare non era un Kraken, ma sembrava semplicemente un green water snake, una biscia d'acqua, ingigantita a dismisura. Cosa nascondeva la natura di quel luogo inaccessibile?
L'accaduto non sembrava aver distolto il vecchio Guthrum dalla sua missione e quando la nave, raggiunta l'estremità settentrionale del lago, si arenò dolcemente sulla sabbia, tutte le paure erano dissipate e i vichinghi, con foga rinnovata, si adoperarono per trovare il passaggio che conducesse a Nuova Vita. Lo scovarono sotto forma di una serie di tacche che consentivano di scalare la parete di roccia; altrimenti priva di appigli.
Ma nel
frattempo quel luogo crudele aveva voluto e ottenuto un altro tributo
di sangue. Torben ed Evert avevano trovato una stretta
fessura nella parete di roccia, che si apriva su un canalone di chiara
genesi vulcanica, con al centro uno strano sfiatatoio dal quale fuoriusciva
un fumo arancione.
Quel canalone non era il passaggio ma solo una terribile trappola. Probabilmente
il magnetismo dei corpi umani attirava dei globi di fuoco appiccicoso
come pece, che si avventava sul bersaglio come un falco, fino ad avvilupparlo
completamente.
Il morale che iniziava a incupirsi fu rasserenato quando i nostri avventurieri
raggiunsero la cima della parete attraverso il percorso di tacche.
Una distesa verde e rigogliosa, bucolica e rassicurante si stendeva
davanti ai loro occhi.
Cerbiatti brucavano tranquillamente l'erba tenera e si dissetavano in
pozze d'acqua cristallina. Non poteva esserci alcuna minaccia in vista.
Ma
l'apparenza idilliaca della natura era solo un altro maledetto trabocchetto.
Se ne accorse amaramente Waldfan quando, armato d'arco si avvicinò
a quei succulenti cerbiatti. Li vide avvicinarsi impavidi e sfoderare
zanne e zoccoli affilati degni del più vorace predatore.
Persino l'ostinata determinazione di Guthrum iniziò a
vacillare... ma solo per un momento..
Non
era ancora finita. Cico, che era andato a riempire la borraccia
di acqua, scappò a gambe levate: sosteneva che la pozza d'acqua
l'aveva guardato!
Bjorg, divertito, andò a raccogliere la borraccia abbandonata
dal messicano solo per ritrovarsi aggredito dall'acqua, che sembrava
aver acquisito una propria forma vivente. In realtà quell'essere
gelatinoso che lo aveva avvolto era una sorta di protozoo, organismi
generalmente minuscoli, che lo stava digerendo e crollò solo
dopo essere stato fatto a pezzi dalle asce dei vichinghi e dalla scure
di Zagor.
Anche i più coraggiosi del gruppo cedevano ai mostri di quel
mondo ostile.
Ma, come in una predeterminata macchinazione, una nuova runa li spinse
ad andare avanti:
... Le tue sofferenze sono alla fine, viaggiatore, non lontano da
qui ti attendono degli amici.
Ma quali uomini potevano essere sopravvissuti a quella natura ostile?
Nuova Vita era in vista. Un tipico villaggio vichingo circondato da una palizzata di legno, distante solo un paio di miglia, mentre il sole si arrossava al tramonto e la terra si imbruniva. I superstiti del viaggio si precipitarono sotto la palizzata. Intravidero una figura immersa nell'ombra che, alla loro vista, suonò un corno dal suono familiare e casalingo.
Nel
frattempo altre figure uscivano lentamente dalle baracche in silenzio
forse sorprese dalla vista di altri uomini, di altri vichinghi. Loro
che erano vissuti isolati per più di settecento anni...
Per nulla turbati da quel silenzio opprimente Guthrum e i suoi
si profondevano in manifestazioni di gioia e di amicizia e quando il
portone, lentamente, si spalancò, si precipitarono dentro.
Zagor era perplesso. Un'indefinibile sensazione di angoscia gli
attanagliava il petto e solo le esortazioni di Cico lo convinsero
a varcare la soglia.
Il portone si
richiuse dietro di loro e tutte le urla di gioia si gelarono nelle loro
gole. Le figure nell'ombra si muovevano silenziosamente e li stavano
circondando. Sorde ai loro richiami.
Ad un certo punto tutte insieme quelle ombre iniziarono a sfoderare
lentamente le armi che portavano appese alla cintola.
La luna si alzò e le lame baluginarono e i loro volti si illuminarono.
Ma non erano più volti umani ma musi belluini, lupini, con i
denti affilati e i musi arricciati in spaventosi ringhi e gli occhi
rossi e crudeli.
Ecco cosa
erano diventati gli abitanti di Nuova Vita! Ecco come erano cambiati
per sopravvivere a quel luogo così sfavorevole!
L'assalto che seguì fu di una ferocia inaudita. I mostri si destreggiavano
con movimenti che erano solo un'empia imitazione di atteggiamenti umani,
ma erano spietati e letali.
I primi morti iniziarono a contarsi nelle fila degli stanchi viaggiatori
e un'altra verità ancora più terribile doveva distruggere
ogni loro ardimento. I cadaveri venivano lanciati in pasto alle donne
del gruppo, che si avventavano su di essi come belve affamate e li sbranavano
in breve tempo.
Fu il colpo di grazia per il morale dei vichinghi che persero le forze e furono decimati. Solo Zagor, conservò la testa e reagì in modo razionale. Si fece largo con la pistola, che terrorizzò i trasformati e li fece indietreggiare e si scagliò contro il portone. Ormai solo in cinque, quanti morti, riuscirono a varcare la soglia: lui, Cico, Guthrum, e altri due vichinghi.
I mostri,
superato il disorientamento, non intendevano rinunciare a quella carne
fresca e si gettarono all'inseguimento costringendo i nostri eroi sull'orlo
di un precipizio; con alle spalle il lago.
Morirono anche gli altri due compagni e rimasero solo Zagor e
Cico con Guthrum: l'ultimo vichingo!
Si gettarono nel lago e riuscirono a risalire al posto dove avevano
lasciato la nave.
Il viaggio di ritorno fu debilitante e al limite della umana sopportazione. Tanto che, quando giunsero al paesino di Union City, sembravano più delle larve che degli esseri umani. Sorprendentemente Zagor fu l'ultimo a riprendersi e questo gli fu fatale. Al suo risveglio nella casa del dottor Jimmy Streisard, era da solo e non c'era traccia dei suoi due compagni di viaggio. Però non c'era traccia neanche del suo sacchettino pieno di pepite d'oro. Il tutto era stato devoluto per finanziare una discutibile impresa. La nascita della trattoria cucina tipica L'ultimo Vichingo, ad opera dei due inaffidabili gestori Guthrum e Cico.
Un'iniziativa lodevole!
Peccato che il mangione e l'ubriacone pretendessero
un extra per ogni portata che portavano. Cibo per Cico e alcol per Guthrum
Zagor non resse a questa ultima rivelazione e crollò al
suolo.
Dove non aveva potuto fiaccarlo la natura ostile di Nuova Vita,
avevano potuto i due eccezionali scrocconi
Questa storia può essere considerata a buon ragione la seconda
Odissea Americana, in quanto dell'avventura sul fiume Tallapoosa
condivide lo stesso schema narrativo. Ed è altrettanto avvincente.
Impreziosita in questo caso da disegni di Pini Segna che, se
all'inizio possono disorientare poi, con la loro solidità e con
la loro corpulenza, con le figure incombenti addirittura fuori dalle
vignette, danno quel senso di angoscia in più che non guasta
mai; una sensazione molto simile l'avevo provata leggendo Fantasmi.
A confermare il filone narrativo comune, lo stesso Nolitta cita
Odissea Americana nel corso della vicenda quando Zagor
e Cico vedono le esalazioni fluire fuori dalle fenditure nelle
rocce. Entrambi i capolavori si basano sull'avventura pura, sul fascino
dell'ignoto e sui pericoli ad esso associati. Il punto di partenza è
una terra selvaggia e sconosciuta, in qualche modo isolata dal resto
del mondo e che può, quindi, aver fissato le proprie regole di
sopravvivenza.
In questo scenario si muovono creature strampalate di fauna e flora,
nonché curiose formazioni geologiche animate sempre da uno spirito
malvagio.
I protagonisti sono un gruppo di temerari che per volontà o buona
pace si infilano nella trappola e cadono ad uno ad uno, man mano che
ci si addentra nell'inferno. I sopravvissuti si contano sulle punta
delle dita: Zagor, Cico e il comprimario d'eccezione:
Bannington nel caso di Odissea Americana e Guthrum ne
L'Ultimo Vichingo. In questo secondo caso Nolitta dà sfogo a
tutta la sua crudeltà creativa sterminando tutto il manipolo
di sventurati, (più di trenta vichinghi!).
Oltre Nolitta possiamo associare al tema dell'Odissea anche la
storia di Toninelli: la Palude dell'Orrore.
Toninelli affronta il filone con uno spirito critico più
scientifico limitando le forme di vita a bizzarre creature pseudopreistoriche
con puntuali precisazioni etologiche ed ecologiche, senza per questo
limitare la sua fantasia.
Quando si deciderà Burattini a scrivere la quarta odissea?
E non c'è bisogno che torni Bannington, per quanto simpatico
che sia. Darebbe comunque un senso di dejà-vu
L'Ultimo Vichingo di |
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storia | Guido Nolitta |
disegni | Pini Segna |
Nuova Vita | |
scheda | Vittorio Sossi |